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Ma di quale ripresa stanno parlando?

Creato il 14 maggio 2015 da Vincitorievinti @PAOLOCARDENA
" Finalmente riuscimmo a rivedere le stelle". Apre in questo modo un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore che celebra il dato sul PIL del primo trimestre.  A proposito del dato  provvisorio  comunicato ieri dall'Istat, si leggono deliri di ogni genere. Uno dei tanti è quello che segue, e proviene direttamente dal guru economico di Renzi:
La Germania beneficia quanto noi da QE e petrolio basso. Quindi QE e petrolio basso non c'entrano con la raggiunta parità con la Germania — Yoram Gutgeld (@YoramGutgeld) 13 Maggio 2015

Assai rassicurante, se si considera che è quanto affermato proviene dal consigliere economico di Renzi, non credete?
Certo, a prima vista, il dato potrebbe apparire confortante. Tuttavia risulta molto meno  confortante  se si considerano i fattori che lo hanno contribuito a determinarlo, ammesso che non venga rivisto  al ribasso (o anche al rialzo). Ma questo lo sapremo solo tra qualche settimana, quando potremo conoscere anche i dati disaggregati, e verificare quali componenti abbiano inciso alla sua determinazione,  escludendo (forse) che si sia trattato di un aumento delle scorte. Vanno dette alcune cose: l'Italia parte da  un  livello di imperante stagnazione  dopo il crollo del PIL di oltre il 9% dall'inizio della crisi. Quindi, un rimbalzo è  più che plausibile. Soprattutto se si considerano i fattori esogeni (petrolio, tassi, euro debole) che, come evidenzia il governo stesso nel DEF pubblicato ad aprile, incidono per 85% nella determinazione della performance del Pil  atteso per il 2015 (ne abbiamo discusso QUI). Detta in altre parole, stando a quanto previsto dal governo, se non fossero esistiti questi fattori, la performance del primo trimestre sarebbe stata inferiore allo 0,1%.  Dopo il disastro economico che si è verificato in questi anni, che, come sapete, non ha precedenti per l'Italia in tempo di pace, parlare di svolta è quantomai improprio e inopportuno. Magari a qualcuno servirà per raccogliere consensi elettorali; ad altri per  interessi propri o altri fini. Il deterioramento del quadro economico/produttivo subito dall'Italia in questi anni è violento e profondo. E certamente  non sarà comunque sufficiente qualche trimestre di timida "crescita" (peraltro trainata da elementi che sfuggono del tutto al controllo del governo) ad invertire il tragitto che sta percorrendo l'italia nel suo declino strutturale che dura almeno due decenni e che ha subito una forte accelerazione negli ultimi anni. Tant'è che anche la stessa Commissione Europea, nelle previsioni di primavera rilasciate qualche giorno fa, nel ribadire che  la crescita italiana è determinata da fattori esterni favorevoli (e temporanei) afferma che la disoccupazione sarà destinata a rimanere alta anche nei prossimi anni, nonostante un'attività economica in miglioramento. Tanto per contestualizzare il dato provvisorio rilasciato dall'Istat, andrebbe ricordato che: Negli ultimi 28 trimestri, il Pil è risultato positivo solo in 9 periodi (compreso l'ultimo). MA DI QUALE RIPRESA STANNO PARLANDO? Tradotto in soldoni, l'Italia, con questa crisi, ha perso oltre 330 miliardi di prodotto interno lordo. MA DI QUALE RIPRESA STANNO PARLANDO? L'Italia continua ad avere performance significativamente inferiori a quelle delle altre economie europee, sia se valutate rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, sia rispetto al trimestre precedente. MA DI QUALE RIPRESA STANNO PARLANDO? Da almeno quindici anni l'Italia cresce molto meno delle altre economie. MA DI QUALE RIPRESA STANNO PARLANDO?
Il divario si è ulteriormente aggravato a seguito della crisi, fino ad assumere connotati fortemente preoccupanti.
MA DI QUALE RIPRESA STANNO PARLANDO?
I fattori esogeni che hanno contribuito alla timida crescita del primo trimestre non saranno eterni e si stanno addirittura deteriorando. E come detto in apertura, secondo il governo, queste variabili esogene contribuiranno per 85% alla determinazione del Pil 2015.
A proposito del destino dell'italia, resta pertanto valido quanto affermato in questo articolo, e i rischi che abbiamo individuato rimarranno attuali non solo nei prossimi mesi, ma anche nei prossimi anni.

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