Un paio di giorni fa, al telefono con una cara amica con la quale ci raccontavamo le patute come due vecchiette sedute sulle sedie di paglia, non ho potuto fare a meno di esclamare sorridendo ” Qui ci vorrebbe zia Titina!”. Zia Titina è la sorella maggiore di mia nonna materna. C’è stato un periodo in cui da ragazzina avevo spesso mal di testa. Un giorno nonna telefonò per chiedermi una mia foto, diceva di non averne una abbastanza recente. La cosa mi stupì alquanto, visto che da nonna andavo ogni giorno e non aveva di certo bisogno di una foto ricordo. “Ma a che ti serve?“. La domanda sembrava stranamente imbarazzarla. “Vado da zia Titina, ma tu non ti preoccupare, non serve a niente di particolare”. Costrinsi la nonna a capitolare e a spiegarmi che la sorella caciarona – quella che urla sempre perchè non ci sente tanto bene e prepara cuzzupe e biscotti alle mandorle la cui bontà nessuno sarà mai in grado di eguagliare – è anche detentrice di una pratica ormai quasi ignota tra le donne, quella di togliere l’adocchio! ” Ma nonna, proprio tu e zia Titina, che siete tanto cattoliche!” le dissi sghignazzando, al pensiero della bisnonna che durante una fredda notte di Natale trasmetteva ad una zia giovanissima (la primogenita) le preghiere “speciali” e il rito tramite cui liberare le persone care dal malocchio! Pur facendomi ciò assai sorridere, non posso fare a meno di pensare che il rito (non associabile a magarie ma ad uso di comunissime donne prescelte dalle madri) poteva essere conosciuto e utilizzato esclusivamente da donne. Gli uomini i loro riti li hanno tutti istituzionalizzati, noi donne invece abbiamo lasciato che si disperdessero nelle nebbie di Avalon.
Non è stato un anno facile, questo. Soprattutto gli ultimi mesi non sono stati una passeggiata di salute: tra diagnosi affrettate, eccesso di zelo da parte di affettuosi medici, lungaggini nel produrre referti, biopsie e bruciature inutili, per un bel pò di tempo ho vissuto in una sorta di incubo. L’emergenza, comunque, pare rientrata, senza bisogno dell’intervento di zia Titina ma avendo molto vicine alcune donne, cosa che mi ha fatto rielaborare a mio parere in maniera limpida e concreta il senso profondo (e le contraddizioni più o meno velate) di quella che molte chiamano la “politica delle donne”. In realtà mi pare di poter dire che non è stato neppure un anno devastante, dal momento che, se penso all’oggi e guardo avanti, riconosco a me stessa una fermezza di spirito e uno sguardo pieno di concretezza, e privo dei soliti crolli a picco nello sconforto, che non pensavo di poter avere in questa misura. Ho trascorso mesi (che mi sono parsi anni) a ripensare me stessa, le relazioni, la politica, con la consapevolezza che questo fosse l’unico modo per recuperare quella forza d’animo e tranquillità di cui avevo bisogno. Mi vedo in maniera diversa o semplicemente le cose della vita mi hanno a poco a poco cambiata senza che me ne accorgessi se non d’improvviso? Non saprei, ma poco importa. “Mamma, questa è la mia VERA identità!” ha detto Giovanni, completamente nudo dopo la doccia. Per un bimbo è molto semplice, basta rimanere nudi, ma forse un piccolo sforzo potremmo farlo anche noi adulte.
Buone vacanze a tutte e tutti, io mi vado a godere un pò di mare, e da settembre in questo posto si cambia aria!