...o, almeno, un altro progetto di stato, di Paese, di società. Tornare finalmente a uno stato partecipe, stimolo e padre di tutti, che
compie delle scelte e non si sottrae alla decisione per il bene comune;
non più semplicemente risparmiare e arrangiarsi
ma scegliere cosa
tagliare da un lato perché dall'altro si possano impiegare i fondi con
profitto di tutti, senza disperderli in rivoli improduttivi, malavitosi e ingiusti.
Occorrono nuove idee forti e condivise sull'impresa, anche pubblica, sulla direzione degli investimenti, su che cosa e in che misura incentivare e disincentivare, come e attraverso quali organismi esercitare il controllo su procedure e appalti, stroncare condoni edilizi, abusi ambientali e sfruttamento dissennato del suolo e del territorio.
Impedire evasione ed elusione fiscale ma far sentire alla gente che
imposte e tasse sono davvero utili e indispensabili, fornendo infrastrutture, asili,
istituti per anziani, scuole moderne, musei aperti e funzionanti, strade meno pericolose e senza eterni cantieri, opere pubbliche i cui costi
non lievitino per i troppi furbetti, forze armate giustamente dimensionate, senza inutili ipertrofie e che siano realmente di pace.
Discutere e decidere su quali settori sostenere la ricerca, agire presto per garantire istruzione e lavoro ai giovani secondo il merito ma partendo alla pari. Fare in modo che i dipendenti pubblici siano esempio per gli altri lavoratori, partendo dai dirigenti che stimolino i sottoposti attraverso strumenti di intervento ma anche vengano a loro volta valutati e premiati o penalizzati; prevedere in generale strumenti che valutino e penalizzino chi davvero non contribuisce secondo le sue possibilità. Tornare a un sindacato che difende occupati e disoccupati ma non chi "occupa" un posto senza merito, attitudine e impegno.
Non se ne può più di tecnici onesti e perbene ma ingessati e tirati per il braccio da decine di profittatori e parassiti.
Andiamo al voto per cambiare sul serio, stavolta.
Magazine Società
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