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CIA e DEA contro: da riscrivere la storia della lotta al narcotraffico

Creato il 18 ottobre 2013 da Eldorado

Enrique Camarena, il primo agente della DEA caduto nella lotta contro i cartelli, non sarebbe morto per un ordine del trafficante Caro Quintero, ma per mano di un agente della CIA. La rivelazione, sorta pochi giorni fa dalle dichiarazioni di tre ex ufficiali federali statunitensi, riscriverebbe la storia del narcotraffico e comporterebbe nuove implicazioni sulle responsabilità delle varie agenzie federali Usa e le autorità messicane nella lotta contro il narcotraffico.

Camarena, ex marine e quindi agente della DEA, venne torturato ed ucciso nel 1984, come risposta del cartello di Guadalajara all’operazione Rancho Búfalo durante la quale venne smantellata la produzione di marijuana del capo Félix Gallardo e del suo luogotenente Caro Quintero. Almeno, questo è quanto si credeva sinora. Le nuove rivelazioni insistono invece su una versione di regolamento di conti interno tra le due agenzie federali statunitensi, la DEA e la CIA. Il movente: Camarena aveva scoperto la collusione tra quest’ultima e i capi del cartello di Guadalajara. La CIA intascava una forte percentuale –una mazzetta, insomma- sul traffico di droga, soldi che poi venivano diretti a finanziare la Contra nicaraguense. A dirlo non è uno qualunque, ma Phil Jordan che al tempo dirigeva la sezione DEA di El Paso. Intervistato dalla rivista messicana Proceso, Jordan è stato enfatico nel ricordare quei giorni: ¨É stata la CIA a rapire e torturare Camarena, e a noi fecero credere che l’operazione era stata organizzata esclusivamente da Caro Quintero e dalla gente di Guadalajara¨.

L’intera operazione del rapimento di Kiki Camarena, invece, sarebbe stata gestita in congiunto dai narcotrafficanti e dagli agenti della CIA, che avrebbero alla fine dato il visto buono per liberarsi definitivamente del loro indiscreto collega. Una fine, quella di Camarena, terribile. Mantenuto cosciente per giorni, veniva sedato con droghe per sopportare le torture alle quali era sottoposto. Ora, Il killer ha anche un nome ed è quello già ben noto del cubano Félix Ismael Rodríguez, El Gato, che era stato coinvolto nell’invasione fallita di Baia dei Porci e nella morte di Che Guevara in Bolivia. ¨Avevamo già allora due testimoni che avevano riconosciuto El Gato come l’assassino di Camarena¨ dice Héctor Berellez, l’agente DEA incaricato di investigare la morte del collega. Una verità, però, che per ragion di Stato bisognava tacere. Era il tempo delle guerre centroamericane e della pioggia di fondi –non sempe leciti, come insegnò lo scandalo Iran Contras- che dagli Usa arrivavano a sostenere le dittature e a debilitare il Nicaragua sandinista.

L’ambiente della vicenda è stato riprodotto con dovizia di particolari da Don Winslow alcuni anni fa, nel suo libro The Power of the Dog, Il potere del cane, dove i personaggi veri acquistano nomi fittizi senza però che cambi la sostanza. Già nel libro di Winslow appare latente la responsabilità della CIA negli affari sporchi con il cartello di Guadalajara, così come la pessima relazione con i colleghi della DEA. Ora, arrivano le conferme di una verità destinata però a rimanere celata nei suoi dettagli. Dal quartiere generale della CIA, a Langley, hanno già fatto sapere cosa pensano di queste rivelazioni: ¨Tutto ridicolo¨ hanno detto.


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