L’articolo scorso vi ho parlato di Cloud Atlas il quale è un buon inizio di 2013 per il genere fantascientifico, l’anno che verrà ha già in serbo per noi vari titoli sul genere fra cui Another Earth con Will e Jaden Smith, Oblivion con Tom Cruise, il nuovo episodio della rinata serie Star Trek ad opera di J.J.Abrams e i vari cinecomics fra cui sicuramente svetta Iron Man 3 con l’immancabile Robert Downey Jr. .
Ma il 2012 è stato un anno ricco, non solo di effetti speciali, ma anche di qualità, in particolar modo vi vorrei parlare di due film che ormai potete trovare comodamente in Blu Ray ovvero In Time e Melancholia. In Time con Justin Timberlake e la bella Amanda Seyfried di primo acchitto l’avevo preso come la solita americanata. Prendi due attori bellocci, ci metti in mezzo un po’ di effetti speciali e una storia ambientata nel futuro ed il gioco è fatto. Invece poi guardandolo mi sono reso conto che malgrado la regia ogni tanto si perda un po’, la storia, che alla fine è quello che conta, ha un suo risvolto sociale sul quale riflettere.
In Time parla di questo mondo futuristico in cui gli esseri umani sono progettati per crescere fino a 25 anni , poi smettono di invecchiare ma gli rimane un solo giorno di vita. Il tempo di vita però è anche la moneta corrente, quindi basta lavorare per comprarsi altro tempo da vivere. Succede così che mentre gli straricchi vivono nell’opulenza e nell’immortalità , le classi deboli passano le giornate a correre , nel vero senso della parola, da un posto di lavoro all’altro per non morire. Mentre lo guardavo, e vedevo lamentarsi gli amici del protagonista perché il caffè è aumentato di colpo ed ora costa un ora di vita, mi facevo mille riflessioni sulla realtà in cui viviamo giorno per giorno. Da vedere, del resto il regista Andrew Niccol non è nuovo alla fantascienza di qualità, il suo primo film da regista è stato Gattaca (1997), un altro cult dove la fantascienza è un contorno alla storia esistenziale dei protagonisti.
Melancholia di Lars Von Trier lo definirei fantascienza solo perché ha come antefatto l’orribile (nel senso che vengo preso dall’orrore al solo pensarci) idea che un pianeta, Melancholia appunto, entri in rotta di collisione con la terra. Il film racconta i cinque giorni di vita dei protagonisti prima dal presunto impatto. La comunità scientifica è divisa fra chi dice che ci sarà lo schianto e chi dice che invece i due pianeti si passeranno solo molto vicini per poi non incontrarsi più. Non c’è nessun Bruce Willis , come in Armageddon che può fermare Melancholia, la storia stessa è vista dagli occhi di gente normale, che vive nella propria villetta di campagna e attende fra speranze e terrore atavico.
Un film di una bellezza sconvolgente, certo forse da non vedere se siete in un momento di depressione. Ma che di sicuro ci riporta tutti con i piedi per terra ricordandoci che rispetto all’universo siamo si e no dei microbi attaccati ad una palla di fango che ruota intorno ad un’enorme centrale nucleare e che nessuno può salvarci da un’evento così abnorme. Uno dei film migliori di un autore così controverso come Lars Von Trier, il quale va in analisi da sempre, è preso da periodi di depressione totale, e proprio in uno di quei periodi ha scritto la sceneggiatura di questo film. Come direbbe il compiantissimo Mike Bongiorno, "allegria!" e come invece dico io, take care!
di Gimmi Cavalieri