Ecco, quest'anno si conclude degnamente con la morte di uno dei simboli del movimento femminista americano. Si è appena spenta Geraldine Hoff Doyle, la protagonista del manifesto "We can do it!"Oddio, a dire il vero la signora Doyle non era molto consapevole di essere un'icona del femminismo. Si era semplicemente data da fare durante la Seconda Guerra Mondiale, lavorando in fabbrica e contribuendo allo sforzo bellico degli Stati Uniti. Era un'operaia insomma. Una donna operaia che poi lasciò il suo lavoro perché una collega era rimasta ferita in un incidente in fabbrica, e lei non voleva fare la stessa fine. Non voleva rischiare di dover rinunciare alla sua vera passione: il violoncello. Ma non è che smise di lavorare. No. Anche finito lo sforzo bellico, Geraldine continuò ad avere delle occupazioni retribuite. Gestì anche un chiosco di bibite, dove incontrò il signor Doyle, che sposò e con cui fece cinque figli. Il matrimonio è durato 66 anni, fino alla morte di lui, pochi mesi fa. Solo nel 1982, Geraldine scoprì che la sua immagine era stata utilizzata nel famoso manifesto simbolo del movimento femminista. "Ma guarda un po' - avrà pensato - che avrò fatto di tanto eccezionale per essere celebrata così?" E in effetti, che ha fatto di tanto speciale? Geraldine ha condotto la sua vita come milioni di donne nel mondo. Ha lavorato, si è innamorata, ha fatto dei figli, ha coltivato il suo hobby della musica. Non so se, una volta sposata, questa signora sia rimasta a casa a fare la casalinga. Di questo le cronache non parlano, perché non fa notizia. Immagino comunque di sì, con cinque figli da crescere e un welfare non ancora molto sviluppato (non lo è nemmeno adesso, figuriamoci all'epoca). Ma non importa. Culliamoci invece nell'idea che Geraldine sia stata, già negli anni Cinquanta, una donna normale.
Detto questo, festeggiamo la fine di quest'anno funesto (e non era nemmeno bisestile!), augurandoci un 2011 più sereno, più equo, meno violento, meno precario, più sensibile, più etico, ma soprattutto, più fortunato. Vado a comprare da bere. Ciao 2010.