" Ciao Amore,Ciao ", la protesta di un cantautore

Creato il 27 marzo 2015 da Michelap

" Anche una canzone può servire a far riflettere. "
Luigi Tenco

Può una canzone,al pari di un quadro o di un romanzo,raccontare una parte della nostra storia,e far emergere il suo significato morale e senza tempo anche a distanza di anni?
Lo credo assolutamente.Ci sono canzoni che per la loro potenza e bellezza sono delle vere opere d'arte; contenitori di storie ed emozioni eterne.
Tra tutte quelle belle della musica italiana, " Ciao Amore,Ciao ",è quella che ha avuto una evoluzione particolare : da canzone dallo scarso successo,ieri,ad udi una delle più ascoltate ed amate oggi.
La più sofferta del cantautore italiano Luigi Tenco,forse per averne accompagnato il suo triste epilogo e certamente,quella dove ha raggiunto il massimo della sua poetica.
Alla fine degli anni '50,cominciava a farsi largo,sulla scena musicale,la figura del cantautore che,
diversamente dal cantante,si faceva portavoce di una nuova sensibilità,rompendo con gli schemi tradizionali : la nuova canzone si caricava di contenuti politici d'opposizione e rinnovamento,identificandosi nel risveglio sociale delle nuove generazioni.
Luigi Tenco ( 1938-1967 ),era proprio uno di questi in ascesa.
Anticonformista,dalla personalità fragile ed inquieta,come tanti geni prima di lui,dalla voce aspra e toccante,dalle melodie scarne ma intense,venate da quella malinconia che era più una rivolta.
L'amore per la musica lo portava a confrontarsi con le realtà del suo tempo,con i giovani;Tenco si stagliava dai suoi colleghi.
Anche nelle canzoni d'amore era rivoluzionario.
Sanremo doveva essere la sua consacrazione,l'apice ventinovenne.
" Ciao Amore,Ciao " ebbe un difficile travaglio,più e più volte rimaneggiata nel titolo e nel testo e molto sentita e patita.
Essa doveva aprire ad una nuova svolta nella musica leggera italiana;non più componimenti sull'amore,la guerra,gli slang americani,ma sui problemi sociali e politici di una Italia che sembrava aver ottenuto la sua stabilità,il suo benessere economico;camuffava in realtà una vera scottante ingiustizia.
Al Festival di Sanremo,del 1967,dove Tenco doveva concorrere in coppia con l'affermata Dalida ( 1933-1987 ); sotto l'apparenza di una canzone d'amore,raccontava di un uomo,un contadino del Sud,precario e impoverito,che lasciando i suoi affetti,partiva alla ricerca di un lavoro e di una vita degna,nel Nord Italia,industrializzato e ricco.
Il fenomeno delle migrazioni interne era una delle problematicità più forti e discusse.

Luigi Tenco


Negli anni del dopoguerra,l'Italia,seppe rialzarsi dalle sue stesse rovine.Fra gli anni compresi tra il 1958 e il 1963,l'industria italiana,in particolare,conobbe uno straordinario sviluppo,soprattutto nei settori della meccanica,chimica e dell'elettricità.Il reddito pro capite ebbe un incremento molto superiore rispetto a quello degli altri paesi europei.L'Italia divenne ben presto la settima potenza industriale del mondo,tanto che si parlò di un vero e proprio " miracolo italiano ".
Ciò contribuì ad una discreta agiatezza,che si espandeva a diversi ceti.Questo " movimento " veloce ed incessante,dava alla nostra nazione lustro e ammirazione;quella " dolce vita " a lungo agognata.
Allo stesso tempo,l'Italia era spezzata in due.La produzione industriale riguardava soprattutto il triangolo Milano-Torino-Genova,mentre vaste zone del centro-sud restarono escluse.
Il Sud,rimase arretrato e povero,con una agricoltura di stampo ancora latifondistico,senza infrastrutture,
soffriva dell'eccessiva espansione industriale.
Non solo,l'impoverimento della campagna faceva si che non si riusciva più a vivere con ciò che offriva la terra,data la sua scarsa fertilità.
Si verificò così,negli anni '60,un imponente flusso migratorio,portando molti lavoratori dalle aree agricole del Mezzogiorno,verso le regioni e le città industrializzate del Nord,che potevano garantire posti di lavoro.
Ma,come per chi emigrava all'estero,anche chi doveva solo spostarsi nel Nord,trovava difficoltà di accoglienza e adattamento.L'uomo che " saltava cent'anni in un giorno solo " " dai carri dei campi,agli aerei nel cielo ",trovava un modo di vivere,di mentalità diversi e a volte ostili,difficoltà di lingua,di integrazione,il dolore di lasciare a casa le famiglie;causavano insofferenze e discriminazioni.
La stessa insofferenza descritta da Tenco in " Ciao Amore,Ciao ",dove sotto la bellezza di una Italia verso il progresso,smascherava una ingiustizia sociale.
La canzone venne eliminata;il suo pungente contenuto non piacque alla placida platea sanremese,e il testo non venne capito,o non volle essere capito.
Luigi Tenco non ebbe nemmeno la possibilità di difendere la sua musica.
Quella di " Ciao Amore,Ciao " era un grido di disagio e di inquietudine,l'ultima voce di protesta di un ragazzo che aveva perso illusioni e speranze,le cui parole sono arrivate fino a noi,sincere,intatte e profetiche.
La solita strada, bianca come il sale
il grano da crescere, i campi da arare.
Guardare ogni giorno
se piove o c'e' il sole,
per saper se domani
si vive o si muore
e un bel giorno dire basta e andare via.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Andare via lontano
a cercare un altro mondo
dire addio al cortile,
andarsene sognando.
E poi mille strade grigie come il fumo
in un mondo di luci sentirsi nessuno.
Saltare cent'anni in un giorno solo,
dai carri dei campi
agli aerei nel cielo.
E non capirci niente e aver voglia di tornare da te.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Non saper fare niente in un mondo che sa tutto
e non avere un soldo nemmeno per tornare.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.

Fonti :
Migrazioni dal Sud al Nord negli anni '60

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