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Ciao, io mi chiamo antonio

Da Rossellagrenci

CIAO, IO MI CHIAMO ANTONIO

Oggi vi presento un altro amico virtuale: lo scrittore per bambini Angelo Petrosino che ci racconta del suo ultimo libro il cui protagonista è un bambino dislessico. Il titolo del libro è Ciao, io mi chiamo Antonio. Prima di passare a lui la parola mi preme dirvi che il font utilizzato è l' Easy Reading:

Io non sono un esperto in dislessia, ma ho insegnato per quasi 40 anni in una scuola elementare di Torino e scrivo libri per bambini e ragazzi da 25 anni.

L'apprendimento della lettura e della scrittura mi ha sempre affascinato. Nel mio mestiere di maestro ho voluto principalmente formare felici e appassionati lettori. Ma in più occasioni mi sono scontrato con le difficoltà ad apprendere dei bambini. Siccome ho sempre pensato che un bambino ama imparare e ama essere lodato per i progressi che fa, non ho mai attribuito la difficoltà ad imparare dei miei alunni a ragioni occasionali o caratteriali. Purtroppo molti insegnanti tendono d'istinto ad incolpare il bambino se non segue l'itinerario che essi hanno programmato per la classe. Io non ho mai perso di vista i singoli anche quando facevo proposte collettive.

L'incapacità di molti docenti a comprendere il problema della dislessia si risolve spesso in un calvario per i bambini che ne sono affetti. E non solo per loro.

Molte mamme mi hanno parlato della loro amarezza nel veder mortificati anche pubblicamente i loro figli dislessici e le prove durissime che hanno dovuto affrontare con i loro bambini, le incomprensioni, i fraintendimenti e così via.

Ricordo che la prima volta che venni a contatto con il tema della dislessia affrontato dal punto di vista di un genitore, fu più di trenta anni fa attraverso quel libro a volte straziante scritto dallo sceneggiatore Ugo Pirro "Mio figlio non sa leggere".

Purtroppo pregiudizi e incomprensioni, che si riverberano penosamente sui bambini, continuano ancora oggi. L'ho verificato puntualmente dopo che è uscito il mio libro CIAO, IO MI CHIAMO ANTONIO, che ha spinto dei genitori a parlarmene durante le presentazioni che ho fatto del libro in scuole e librerie.

Nei miei libri di narrativa per l'infanzia( soprattutto attraverso le decine di libri con il personaggio di Valentina) mi sono sempre soffermato su temi, questioni, argomenti che stanno a cuore ai bambini. Perciò ho parlato di amicizie, di scuola, di rapporti tra coetanei, di relazioni grandi-piccoli, di metropoli, di educazioni sentimentali e così via.

I libri permettono ai bambini in parte di identificarsi con i personaggi delle storie, in parte di immaginare itinerari diversi per le loro vite.

E' per questo che l'anno scorso ho deciso di avviare una serie di libri basati sul personaggio di Antonio.

Volevo regalare anche ai maschietti, soprattutto, una figura di coetaneo grazie al quale potesse partire un processo di identificazione capace di coinvolgerli sul piano della conoscenza del nostro tempo e sulla condizione dell'infanzia oggi.

Ci ho pensato e ho deciso di non ricorrere al solito stereotipo di ragazzino arruffone, furbetto, istintivo, indolente.

Da sempre racconto infanzie vere, non mi interessano quelle scodellate per vellicare luoghi comuni.

Quindi ho deciso che il protagonista della nuova serie sarebbe stato un bambino che sin dall'inizio viene caratterizzato come dislessico. Ma a mano a mano che i capitoli del libro si susseguono, la sua personalità si precisa sempre meglio e si esprime attraverso situazioni in cui ha modo di manifestare la sua mitezza, la sua creatività, la sua intelligenza , la sua capacità di cambiare le vite altrui con uno sguardo lucido sulla realtà infantile e adulta che lo circonda.

Volevo, attraverso il personaggio, rendere più visibile il tema della dislessia e scinderla dallo stereotipo di chi se ne lava le mani definendola per incompetenza una malattia. In questo modo, i bambini dislessici vengono rivalutati anche per il pensiero divergente cui spesso fanno ricorso per risolvere i loro problemi.

Quando vado a presentare il libro nelle classi, vedo letteralmente illuminarsi gli occhi dei bambini dislessici presenti, perché si vedono liberati da uno stigma con il quale a volte sono connotati dai loro compagni e dai loro insegnanti.

Un libro di narrativa ha una forza di persuasione emotiva molto forte se la storia narrata è intrisa di verità e di verosimiglianza.

Ecco come è nato Antonio. Un altro libro (anzi, tanti altri libri: il secondo volume esce ad ottobre) con il quale ho rinnovato il mio impegno a schierarmi sempre dalla parte dei bambini.

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