Ho appreso casualmente, vagando sul web, la notizia della morte di Sherman Hemsley, avvenuta nelle scorse ore a El Paso, in Texas, attore famoso per il ruolo di George nella serie tv I Jefferson: “quando ero verde”, per usare un incipit caro a mio padre nel narrare episodi salienti della sua giovinezza, intorno agli anni ’80, era un programma che seguivo spesso, proprio perché ero conquistato dall’umorismo particolarmente acido del protagonista, interpretato appunto da Hemsley, probabile reazione ai tanti sacrifici, impiantando dal nulla una catena di lavanderie, che dai sobborghi del Queens, insieme alla moglie Louise, “Wizzy” ( Isabel Sanford), lo avevano portato nell’Upper East Side di Manhattan, in un lussuoso appartamento.
Si rideva, certo, assistendo ai litigi tra i coniugi o al continuo scontro- confronto tra George e la domestica Florence (Marla Gibbs), anche lei dotata di una tagliente ironia, o fra Louise e la nuora Olivia (Zara Cully), ma vi era spazio anche per più di una riflessione su vari temi sociali, credo per la prima volta in una sit-com americana, come quello dell’integrazione di una famiglia di “arricchiti”, di colore, nelle sfere dell’alta borghesia, prevalentemente composta da “bianchi”, ma al cui interno iniziano ad intravedersi i primi cambiamenti, vedi il matrimonio misto tra i vicini d’appartamento Thom (Franklin Cover), editore, ed Helen (Roxie Roker), sui quali George riversa una sorta di acre razzismo al contrario, sberleffo al loro impostato comportamento politically correct, soprannominandoli, senza tanti complimenti, “zebre”.
Il debutto di Hemsley in tv, dopo la breve carriera nell’aviazione, aver lavorato per le Poste, varie esperienze artistiche a Philadelphia (la sua città natale), e in uno show di Broadway (aveva seguito un corso serale di recitazione), avvenne proprio nel ruolo che gli diede la fama, nella serie All in the Family (1972-1979, da noi nota come Arcibaldo), per poi, due anni dopo debuttare da protagonista ne I Jefferson(1975-1985): anche se rivestì qualche ruolo per il grande schermo, sarà questa interpretazione del classico burbero di buon cuore, saltelli isterici e ringhio trattenuto, a lasciare il segno (una nomination per gli Emmy, nel 1984 come attore protagonista) e il ricordo indelebile in chi l’abbia apprezzata, tanto da riprenderla in telefilm (il pilot della serie tv P/S – Pronto soccorso, alcuni episodi di Willy, il principe di Bel Air e di House of Payne) e film (Mafia! , 1998, Jim Abrahams).