Magazine Diario personale

Ciao, Whitney

Creato il 13 febbraio 2012 da Francescofalconi

Ciao, Whitney

Non sono mai stato un fan sfegatato di Whitney Houston, ma rimasi subito impressionato dalla sua voce. Da quel “All at once” a Sanremo, non so di quanti anni fa, che riuscì a far alzare tutta la platea in una lunga standing ovation. Perché Whitney aveva una voce splendida, insuperabile.

In seguito, le sue canzoni hanno accompagnato tutta la mia adolescenza. Le scuole medie, le superiori. Come posso scordare The Bodyguard e “I will always love you”? Canzoni che hanno segnato un’era, la storia della musica. Dei cult intramontabili. Pezzi della mia vita. Della vostra.

Quando ho saputo della sua morte, la prima sensazione è stata di dispiacere. Subito dopo, di rabbia. Perché, e me lo domando ogni giorno, una donna come lei, che ha ricevuto un dono così bello e prezioso, unico al mondo, deve fare questa fine? Non ci sono spiegazioni. Aveva tutto: denaro, fama, successo. Eppure tutto le è crollato addosso. Un matrimonio sbagliato, la felicità che non si compra mai con i soldi. I soliti luoghi comuni, è vero, che però diventano così concreti e veri in questi momenti.

In tutta onestà non riesco a perdonare dei simili errori. Non è tutto così scontato e ovvio: ci sono artisti – come Madonna – che pur vivendo nel lusso e nell’esagerazione di una vita sempre al top, hanno deciso di stare lontano dalla droga. Semplice dirlo, meno farlo. Semplice immaginarlo, ancor meno capire la complessità delle situazioni personali, che noi leggiamo filtrate dai gossip e dai media.

Ma, qualsiasi sia il motivo, resta il fatto che Whitney ha deciso la sua distruzione. L’ha scritta, l’ha voluta. E questo è un grande peccato. Un errore che non si può perdonare solo perché è finita male, in un momento di cordoglio di massa. Ma lasciamo stare queste considerazioni, che sono personali e non possono essere condivise.

Rimane l’amarezza. E, per sempre, rimarrà la sua voce splendida.


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