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Quando i conti in casa faticano a quadrare non si può essere schizzinosi più di tanto nel mangiare e al supermercato la mano va in automatico a mettere nel carrello della spesa i prodotti meno cari, le offerte e quello che costa di meno e sazia di più! Con la crisi economica che insiste e persiste, la qualità del cibo non è più in cima ai pensieri degli italiani: adesso come adesso la priorità è il prezzo! Questo è il messaggio che arriva dal "Salone del Gusto-Terra Madre", dove si celebra, assaggia, acquista il cibo "buono, pulito e gustoso" che, proprio per soddisfare i tre requisiti, non può essere a prezzi di discount. Fino a qualche anno fa, sostengono gli addetti ai lavori, i consumatori guardavano sì al prezzo ed alle offerte, ma sempre di più alla qualità degli alimenti. Ma nell'ultimo biennio c'è stata un'inversione di tendenza ed è cresciuta la propensione a scendere a compromessi tra qualità e prezzo, pur di risparmiare qualche soldo. Alla distanza può essere un grosso problema, non solo per la salute dei consumatori, ma anche per il "made in Italy" e più in generale per l'agroalimentare di qualità, tuttora impegnato nella guerra contro agri-pirateria (che vale 14 miliardi di euro all'anno), sofisticazioni, imitazioni ed altri trucchi. L'unica strada per rendere più accessibile a tutti i prodotti fatti seguendo principi etici e nel rispetto della sicurezza alimentare è quello della trasparenza e di prezzi più abbordabili. Il rischio è quello, che come accade nel settore dell'abbigliamento e degli accessori, nel Belpaese imperversi "il falso d'autore" anche a tavola. Proprio per questo i consumatori continuano ad essere disorientati, tra etichette con poche informazioni e incertezza su quali prodotti abbiano davvero tutti i crismi del "Made in Italy". Quindi massima attenzione a imitazioni, contraffazioni, prodotti con il marchio italiano ma che di italiano hanno solo l'azienda che li ha inscatolati o imbottigliati, mentre molti ingredienti arrivano da altri mercati. A questo punto sarebbe necessario un intervento del legislatore per rendere finalmente trasparenti le informazioni obbligando le aziende produttrici a riportare sulle etichette certe informazioni. I produttori devono lavorare in 'case di vetro', così i consumatori saranno propensi a spendere qualcosa di più, sapendo di avere precise garanzie sull'origine dei prodotti e sulla loro sicurezza alimentare. Altrimenti, la situazione spingerà molti produttori a cercare qualche scorciatoia. Ma oggi come oggi, quel che interessa è il mercato e la Ue è impegnata di più all'aspetto economico degli scambi che a legiferare sulla vera tutela alimentare.