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Ciclabile Varese – Valganna, Mastromarino: “Per valorizzare turismo, tempo libero ed ambiente”

Creato il 26 maggio 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Dopo l’accordo tra Provincia di Varese e Comunità montana del Piambello sulla realizzazione della pista ciclo-pedonale che andrà a collegare l’alta provincia con Varese, passando dalle Grotte della Valganna, la redazione de “Lo Stivale Pensante” è andata ad intervistare Massimo Mastromarino, autore dello studio di fattibilità dell’opera pubblica in questione.

L'architetto Massimo Mastromarino, residente  e consigliere comunale di Ponte Tresa

L’architetto Massimo Mastromarino, residente e consigliere comunale di Lavena Ponte Tresa

Cosa prevede l’accordo tra provincia di Varese e Comunità montana del Piambello siglato lo scorso 19 maggio alla baita dei fondisti di Cunardo?

La comunità montana nel 2011 ha redatto uno studio di fattibilità che è un documento tecnico propedeutico alla progettazione, che riguardava il prolungamento della ciclabile che viene da Ponte Tresa e da Cunardo, che arriva poi fino alla città di Luino, e che attualmente termina alla miniera di Valganna. L’intento è quello di prolungare questo percorso fino alla città di Varese. Ovviamente dallo studio di fattibilità si dovrà poi entrare nel progetto vero e proprio che definirà con più dettaglio i costi ed altro.

 Chi finanzierà il progetto?

L’accordo prevede che la Comunità montana e la provincia di Varese, in tre lotti, finanzieranno nei tre anni successivi l’intero intervento. Il costo complessivo dell’intero intervento con opere, spese tecniche, espropri, etc., è stato stimato in 2,8 milioni di euro. Questo accordo prevede che nel primo anno Comunità montana e provincia metteranno a testa 500 mila euro, e negli anni successivi si impegneranno con cifre simili, che ancora non sono state definite, per finanziare gli altri due lotti dell’opera.

In che modo le istituzioni locali partecipano alla realizzazione?

Lo studio di fattibilità è stato approvato dalla Comunità montana e quindi vuol dire che tutti i 20 comuni appartenenti alla Comunità del Piambello hanno ritenuto che quest’opera fosse meritevole di essere studiata. Il comune di Induno Olona è quello maggiormente interessato per questo progetto perché la pista ciclabile arriverà fino al comune di Varese, all’altezza della fabbrica della Lindt, alle porte di Varese, più o meno vicino al campo sportivo al confine tra i due comuni. Questo significa che il comune di Induno Olona ha fattivamente sostenuto che quest’opera venisse fatta. I comuni, così, non hanno agito singolarmente: questo è successo per tutte le piste ciclabili realizzate dalla comunità del Piambello, ed in particolar modo nel territorio della Comunità della Valganna e della Valmalchirolo, che è quella che esisteva prima dell’accorpamento delle due comunità montane. Queste hanno conferito mandato alla stessa di redarre lo studio di fattibilità e quindi di incaricarsi di disegnare l’intera rete, quella che noi oggi abbiamo… per capirci quella che dal confine con Luino sale a Ghirla, da Ponte Tresa sale a Ghirla, e poi si unisce ed arriva fino a Ganna. Si è studiata ed analizzata tutta questa rete, al fine di realizzarla, utilizzando corpi di bilancio e finanziamenti pubblici. C’è questa regia, che è un aspetto estremamente positivo, che è quello della comunità montana, che sta a monte dell’opera, e questo è molto importante.

 In che modo la pista ciclopedonale riporterà in vita il percorso del vecchio tram, passando dalle grotte di Valganna?

Per quanto riguarda la pista ciclopedonale esistente già avviene per buona parte sull’ex tracciato della tramvia, ad esempio il pezzo che sale da Lavena fino a Marchirolo è di fatto tutto nel sedime dell’ex tramvia: utilizza ponti, gallerie e manufatti. Il pezzo che andremo a fare oggi, invece, in due tratti utilizzerà delle gallerie e dei sottopassi esistenti, che attualmente sono stati abbandonati. In parte, inoltre, dove si riuscirà ancora, presso le gallerie della Grotte di Valganna, verrà usato sempre il vecchio sedime della tramvia.

Una foto della pista ciclo-pedonale

Una foto della pista ciclo-pedonale “appesa” su una roccia in Valganna

Quali problematicità di progettazione sussistono per la realizzazione di quest’opera?

Essenzialmente sono delle problematicità che hanno reso il costo di quest’opera maggiore rispetto ai percorsi già realizzati, ma la hanno resa anche maggiormente interessante. Ma perché? Proprio perché c’è di mezzo la strada statale e la conformazione oleografica ci obbliga a passare da una parte all’altra della strada, perché non si potrà andare sempre andar dritti, sarà necessario fare delle opere d’arte, tipo delle passerelle che attraversino la statale e che nuovamente magari la riattraversino. Queste dal punto di vista sono le opere più impegnative: addirittura ci sarà un punto in cui il percorso ciclopedonale sarà “appeso alla roccia”. Però questo allo stesso tempo credo sia bello: noi immaginiamo il ciclista o il pedone che percorre questo percorso, che passa al di qua e al di là della strada, in assoluta sicurezza, e chi, invece, viene nella nostra zona, nelle nostre valli, e vede queste opere ed intuisce che c’è un percorso, ma non lo vede fino infondo e ne vede solo alcuni frangenti sulla strada. Questo potrebbe essere un grande elemento di attrazione per tutti i turisti e le persone che giungeranno nel nostro territorio.

La progettazione avrà un occhio di riguarda alla sostenibilità dell’impatto ambientale? In che modo?

Anzitutto mi sento di dire che la progettazione vera e propria ancora non è iniziata, perché formalmente inizierà con il progetto preliminare, che è il primo livello per la progettazione di un’opera pubblica. Lo studio di fattibilità però, ed è forse uno dei pochi studi che lo fa, contiene una ricerca al suo interno molto dettagliata di quelli che sono gli elementi di valenza ambientale, ad esempio la presenza di zone a protezione speciale, di siti di interesse comunitario e i confini del parco, che sono quegli elementi dei quali la progettazione dovrà tener conto ed il tracciato ha cercato già dov’era possibile di ridurre le interferenze con le problematicità a livello ambientale. Mi sento di poter dire che gli aspetti dello studio di fattibilità, che sono stati messi sul tavolo, consentiranno a chi farà il lavoro, una progettazione consapevole perché sono già state messe sul piatto tutte quelle problematiche che devono essere affrontate.

Quali materiali verranno utilizzati?

Evidentemente per quanto riguarda la ciclabile in rilevato sarà del tipo che è stato già fatto per le ciclabili esistenti: quindi, o sarà con fondo in binder (asfalto) o sarà un fondo in terra battuta, a secondo delle situazione ambientali che la pista ciclopedonale andrà ad attraversare. I manufatti di attraversamento, invece, potrebbero essere edificati o con una struttura in ferro, a seconda delle luci; un esempio potrebbe essere quello di dare una suggestione con l’acciaio Corten, acciaio molto simile al legno. Potrebbero essere costruiti anche con strutture in legno, o più facilmente con un mix tra degli elementi in legno ed in ferro.

Come si presenta oggi un frangente boschivo che verrà

Come si presenta oggi un frangente boschivo che verrà “trasformato” nei prossimi anni con la pista ciclo-pedonale

Qual è l’intento ultimo dell’opera?

Noi abbiamo una situazione abbastanza singolare in provincia. Abbiamo una rete ciclabile che inizia a diventare veramente importante. Ma questa rete ciclabile, che non è composta solo dalla pista della Valganna o della Valmarchirolo, in qualche modo non tocca la città. Anche per quanto riguarda la ciclabile intorno al capoluogo di provincia, è prima di tutto la ciclabile del lago di Varese, non è ancora la ciclabile della città stessa. Allora noi ci siamo sempre detti: questa ciclabile può assumere un respiro internazionale se riesce ad arrivare alle porte della città, nella città, anche perché da lì può prendere non solo il bacino dei residenti di Varese, ma può raggiungere anche utenti che trovano ospitalità in città, che raggiungono la città con i mezzi pubblici, e che quindi permetterebbe a tutti di percorrere questa ciclabile e poi quindi potersi collegare con tutto il nostro territorio circostante.

Secondo lei sarà un’opera che verrà utilizzata dai cittadini? E per quanto riguarda il rapporto costo-utilità? Il costo impegnativo di quest’opera varrà realmente la fruizione da parte dei cittadini?

Io le rispondo “costa crederci”. Perché le dico questo? Io sono stato il progettista del tronco funzionale che da Ponte Tresa saliva a Marchirolo. Ricordo che, quando lo abbiamo progettato, questo tronco è costato, tra il primo ed il secondo lotto, sui 800-900 mila euro, quindi non poco. Insomma, mi sono sentito dire: “E poi ci metteremo a vedere quanta gente lo utilizzerà”. Allora, se noi ripercorriamo le nostre ciclabili già in questo periodo, a tutte le ore, vediamo tante famiglie con i bambini e vediamo non solo ciclisti, ma anche pedoni. Questi sono spazi che le famiglie cercano per il tempo libero, noi dobbiamo credere in questa cosa. Per esempio chi percorre ora la ciclabile nel Parco dell’Argentera rimane ammaliato da quello che è il paesaggio circostante e dice: “se non avessi avuto la ciclabile di qua non ci sarei passato mai!” Noi dobbiamo credere in questo nuovo progetto anche perché quella che appare, per chi la percorre in auto, una valle angusta, invece è una valle che dal punto di vista ambientale e paesaggistico ha un valore immenso: le Grotte della Valganna. Noi daremo la possibilità a tutti di attraversare questi splendidi luoghi ed io sono convito davvero che sia un’opera il cui costo sociale e costo ambientale ne valgano davvero la pena.

Quando dovrebbe essere conclusa la pista ciclopedonale?

Prima di tutto dovremo cominciare a capire quando inizieranno, ma penso che se si dividerà il lavoro in tre lotti, ci metteranno tre anni: ragionevolmente, infatti, ogni lotto si chiude in un anno. Immaginando quindi che per i lavori ci impiegheranno tre anni, penso che nelle ipotesi più ottimistiche in tre anni e mezzo riusciremo a vedere l’opera conclusa, ed invece se ci sarà qualche ritardo si arriverà anche a quattro anni, quattro anni e mezzo. Questo lo dirà, sicuramente, lo studio di progettazione che darà i tempi di realizzazione dell’opera, che ovviamente adesso sono solo stati stimati.

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