Maxim Iglinskiy trionfa sul traguardo di Liegi nell’ultima classica primaverile, ma l’Italia si conferma la migliore nazione al momento riuscendo a portare ben due atleti sul podio anche oggi. È questo il resoconto della 98esima edizione della Doyenne, “la corsa dei cento scatti”, che è sfuggita a Vincenzo Nibali per un (maledetto) chilometro di troppo.
Sì, perché l’attacco del messinese, arrivato nel tratto più duro della Roche aux Faucons, è sembrato proprio quello decisivo. Sia a causa dell’inadeguatezza del gruppo dei migliori, incapace di organizzarsi per recuperare, sia per merito del ciclista della Liquigas, che è arrivato in formissima, ha studiato il percorso a tavolino ed è stato vicino al colpaccio. Con 37’’ di vantaggio sul duo Iglinskiy-Joachim Rodriguez all’imbocco del Saint-Nicolas (che sarebbe ritornato nuovamente “il colle degli italiani”) pareva ormai cosa fatta, una crono trionfale fino all’arrivo. Ma poi ecco che tutto svanisce, inesorabilmente, sotto lo striscione dell’ultimo chilometro.
Il kazako dell’Astana, dopo aver staccato Purito, pedala praticamente al doppio di Nibali, lo raggiunge e addirittura lo saluta nel giro di non più di 20 metri. E al traguardo il vantaggio sarà addirittura di 23’’, un’eternità. Troppi per chi, 1100 metri prima, stava per coronare l’impresa della vita. Ma il ciclismo è così, chiedere per conferma a Franco Bitossi, che nel 1972 perse il Mondiale piantandosi completamente e venendo scavalcato sulla linea di arrivo dal connazionale Marino Basso.
La volata per il terzo posto è regolata da Enrico Gasparotto, il quale, dopo l’Amstel, sembra averci preso gusto, mentre la top 10 è conclusa, nell’ordine, da Thomas Voeckler, Daniel Martin, Bauke Mollema, Samuel Sanchez, Michele Scarponi, Ryder Hesjedal e Jelle Vanendert. Solo 16esimo il favorito Philippe Gilbert, che paga 1’27’’ dal vincitore, mentre Damiano Cunego, dopo essere stato a lungo con i migliori, subisce un ritardo di 2’ e 11'', finendo alla pari di Oscar Freire, che di certo non è corridore adatto a questi tracciati. In soldoni, ennesima delusione per il veronese.
Al termine delle classiche, e con il Giro alle porte, è dunque tempo di primi verdetti. Tom Boonen è stato il dominatore assoluto del pavé, aggiudicando Gp di Harelbeke, Gent-Wevelgem, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix, mentre sulle Ardenne il bottino è stato spartito fra Italia (Gasparotto sul Cauberg), Spagna (Rodriguez sul Mur de Huy) e Kazakistan. A marzo, invece, la Milano-Sanremo aveva sorriso all’Australia per il secondo anno di fila, con il trionfo di Simon Gerrans. Più che positivo, perciò, il bottino dell’Italia, che è tornata a festeggiare dopo un digiuno lungo quattro stagioni e, soprattutto, è quasi sempre stata presente sul podio: Nibali terzo nella Classicissima, Pozzato-Ballan al Fiandre, Ballan bronzo nel Velodromo di Roubaix e Nibali-Gasparotto oggi. Mica male, direi. E adesso Giro e Tour sono alla portata di Scarponi, Basso e proprio dello Squalo dello Stretto…
Francesco Caligaris