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Cigni Selvatici: vita di tre donne e di una Nazione

Creato il 28 settembre 2014 da Gowoman

Ho sempre odiato gli estremismi. Non mi piace guardare il mondo in bianco e nero, non mi piace l’idea che non ci siano sfumature. Perchè ci sono, lo so che ci sono.  Quindi è ovvio che non ami tutti gli -ismi che hanno fatto parte della nostra storia, e non solo della nostra. Prendete il Fascismo, ad esempio.

Alle elementari, alle medie, al liceo, non hanno fatto altro che parlarci di Mussolini, delle alleanze fatte e disfatte, delle vittorie e delle sconfitte, degli errori e delle conseguenze. Io ci ho scritto più di una tesina al riguardo.  Quello che però, in tanti anni di scuola, non è mai stato approfondito abbastanza è il Comunismo, perlomeno per quanto mi riguarda. Ci son state molte più discussioni sulla Seconda Guerra Mondiale e sulle azioni di un omuncolo come Hitler, che su quello che poi è stato dopo. Il Comunismo, questo grande sistema di sinistra, contrapposto a quello di destra.

La verità è che nemmeno io ho mai appronfondito molto l’argomento, l’ho sempre collegato alla Russia, alla Cina, ai paesi dell’Est Europa, a Marx, e ho quasi sempre pensato che dovesse essere una gran cosa: le comuni, l’abolizione della proprietà privata, i diritti e i doveri identici per tutti, finalmente l’ugaglianza, finalmente una giusta società. Poi un giorno sono in Stazione, a Napoli, che aspetto un treno. Nell’attesa, mi fermo alla Feltrinelli e vedo questo romanzo, “Cigni selvatici.Tre figlie della Cina” di Jung Chang. Il titolo mi intriga, il fatto che parli della Cina (terra dal fascino millenario, per me) pure, e che poi tratti di donne, tre generazioni, bè, mi conquista; il prezzo è più che accessibile, cedo e lo compro. Ho la sensazione che mi piacerà. E mi è piaciuto, accidenti se mi è piaciuto. Non è uno di quei libri che leggi tutto d’un fiato perchè vuoi scoprire se i due innamorati, alla fine s’incontreranno, o perchè muori dalla voglia di sapere chi sia l’assassino, no. E’ uno di quei libri che leggi un po’ alla volta, uno di quei libri in cui le pagine ti chiamano ma ti chiedono di aspettare anche, di capire, di realizzare che è vita vera, vita di tre donne e di una Nazione immensa che si intrecciano in maniera indissolubile.

Quindi non vi mentirò dicendovi che vi terrà col fiato sospeso dall’inizio alla fine. No. E’ un libro che vi farà riflettere sulle speranze disattese, sulle illusioni crollate, sulla integrità cieca di un popolo, sulla incrollabile fede in un uomo, solo un uomo, un folle, Mao Zedong, che è stato capace di incantare moltitudini di cinesi e di annientarli un po’ alla volta, in nome di un ideale trasfigurato nel proprio delirio di onnipotenza. E’ buffo come poi la storia si ripeta, come il potere renda schizofrenico chi lo detiene e schizofreniche anche le masse che accettano di seguirlo. “Cigni selvatici” è un libro che vi racconta di questo e di tre grandi donne, donne che si ritrovano a dover proteggere se stesse, i propri figli, la propria dignità e la propria storia, di fronte ad un fenomeno politico, sociale, economico inarrestabile. Ho amato questo romanzo perchè è una testimonianza, e le testimonianze sono sempre crude, vere. Le testimonianze sono sfumature, e come vi ho detto, io amo le sfumature. Lo stile è documentaristico, storico, ricco di descrizioni, di particolari che vi faranno drizzare i capelli, che vi faranno pensare a quanto si sbagli nella cieca volontà di perseverare in propositi poco realistici.

Dopo aver letto le parole di Jung Chang, posso dirvi che il Nazismo, il Fascismo, il Comunismo sono stati tutti abomini, che hanno generato mostri e orrori che dovremmo cercare di ricordare. Perchè è solo ricordando che si può andare avanti, e farlo in meglio. Leggete di questa scrittrice, di sua madre e di sua nonna, e capirete meglio un popolo che ha sofferto proprio come noi, in tempi non sospetti.


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