Sola, come l'unica e rossa lucida ciliegina sulla torta lasciata a sciogliersi sul ripiano della cucina. Panna che cola e pan di Spagna zuppo e molliccio, perso in un liquido dolciastro semialcolico. Debacle di una squisitezza.
Mi sento inutile e sterile, senza alcuna lingua da accontentare, senza alcun palato da soddisfare e quel che è peggio è che affogo negli stessi strati che lentamente si liquefanno sotto ai miei occhi. Destino di un candito solitario.
Colta dal mio albero appena acerba, privata del mio nocciolo, colorata a dovere da trattamenti che mi rendono lunga la vita, cotta e impacchettata sottovuoto, ora sto in cima ad un trionfo di gusto abbandonato, di cui nessuno ha più voglia. Sono pochi quelli che cercano me e solo me. Hai mai visto qualcuno acquistare solo un sacchetto di ciliegine candite? Hai mai visto qualcuno che spilucchi questi nobili frutti erotici da nove settimane e mezzo, davanti alla tv o nel traffico estenuante del lunedì sera, di ritorno verso casa?
Crackers al rosmarino, grissini alle olive...Volgari patatine , unto sulle mani e lingua e labbra che bruciano per non sapori. Briciole sul cappotto, sulla maglia e dita strofinate sui pantaloni, o peggio ciucciate perchè il tovagliolo non c'è.
In confronto a tanta esplosione di gusto, cosa vuoi che sia una ciliegina?
Neanche sotto spirito faccio effetto...
Io, dolcezza impavida, tutta curve, rubiconda, che nessuno mangia alla fine.
Scartata con la forchettina da dessert, delicatamente messa da parte, a bordo piatto, rotolo da una parte all'altra, accompagnata da un fastidioso punzecchiamento, ora qua ora là. Rossa o verde, non fa differenza. Tanto non colpisco, non piaccio. La mia lunga vita in verità non appartiene a nessuno. Nemmeno a me. Esisto in funzione di una giusta collocazione, troneggio solo sui pasticcini, abbellisco sfoglie e bombe di crema.
Forse solo tu mi vuoi. Ti ho sentito guardarmi, ti ho fissato da quaggiù e ho gioito all’idea di una gloriosa fine…
Addentami allora, sentimi ancora croccante, gustosa, nonostante le lunghe ore trascorse parcheggiata in cima a svolazzi di panna, in bella mostra su un volgare vassoio di cartone.
Sentimi così nonostante i mesi dentro ad un anonimo barattolo di plastica , chiusa in pasticceria tra coloranti, zucchero , tanfi di panna e burro rancidi, scaffali di asettico metallo .
Schiacciami contro il palato e senti la mia rotondità. Ti resterò tra i denti, sulle gengive, ti colorerò di rosso la lingua e mi sentirai dolce dolce, come desiderato veleno.
Succhiati le dita e senti ancora il mio appiccicoso sapore di sciroppo e lasciami sostare un pò sulle tue labbra. Non leccartele subito. Dammi il piacere della tua presenza, fai godere anche me delle tue labbra morbide e voraci.
Lascia che inebri la tua lingua e che parli alle tue papille del mio viaggio in quest’antro desiderato; masticami lentamente , impastami di saliva e tienimi dentro di te finchè mi inghiottirai e resterà di me solo un’ombra di piacere sul tuo viso . Nient'altro posso chiedere al mio destino.
In fondo sono solo una ciliegia...
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