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Il giorno dopo le abbondanti piogge, c'è un senso di pulito nell'aria, una chiarezza vivida che scansiona i pixel dell'orizzonte moltiplicandoli sempre di più. Mentre la strada sale verso la montagna, anche il verde spento del tardo autunno sembra accendersi, ormai quasi coperto dalle macchie di rosso e di giallo. Appena al di sopra, il sole forte come nelle giornate di pieno inverno, accende la neve di una chiarore abbacinante. Devi abbassare lo sguardo tanto è violenta la luce che quasi confonde i tratti spigolosi delle cime più chiare con l'azzurro cupo e smagliante del cielo. Sulle creste di queste Alpi cupe e arcigne soffia lontana una tormenta di polvere bianca. Il piccolo cimitero del paese digrada verso valle volto a sud per lasciarsi rischiarare completamente in ogni suo anfratto. Pochi sono gli angoli nascosti dove la prima neve è rimasta a coprire le pietre antiche. L'ombra l'ha risparmiata, quasi dimenticata, mentre i raggi violenti hanno già sciolto l'altra, che forse perché prima ed inesperta è risultata così tenera da non riuscire a resistere a lungo. Così i marmi sono lucidi e brillanti, inebriati per essere così quasi coperti dai tanti fiori portati da tutta questa gente, inusuale per il luogo sempre deserto, oggi invece così affollato. Poi a gruppetti se ne vanno e il luogo riprende la sua essenza fatta di silenzio e di bellezza triste. Come sono belli i cimiteri di montagna quando il sole li riscalda.
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