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Cina e Giappone: alta tensione
Le isole Senkaku (o Diaoyu per i cinesi) è un arcipelago disabitato formato da cinque isole e tre scogli dalla dimensione totale di 7 kilometri quadrati nel Mar cinese orientale. Nonostante ciò, è proprio questo arcipelago ad aver scatenato una vera e propria guerra fredda tra i due soggetti internazionali più importanti dell'intera Asia: Cina e Giappone.
I contrasti per il controllo di questo sperduto mucchietto di sassi in mezzo al mare hanno radici profonde e lontane. Le isole, infatti, sono state da sempre sotto controllo giapponese. Ufficialmente, però, Tokyo annetterà le isole solo il 14 Gennaio del 1895. Il controllo giapponese finirà con la seconda guerra mondiale e l'occupazione statunitense. Occupazione statunitense che, ufficialmente, finirà solo nel 1972 con un atto del Senato di Washington che restituirà la piena sovranità sulle isole proprio al Giappone. Tre anni prima, tuttavia, la commissione economica delle Nazioni Unite per l'Asia e l'Estremo Oriente (ECAFE) aveva identificato delle enormi riserve di petrolio e gas naturale a largo delle Senkaku. Per questo motivo, proprio a partire del 1972 la Cina e Taiwan rivendicarono la sovranità sulle isole che, improvvisamente, erano diventate economicamente e strategicamente vitali. La Cina, tuttavia, rivendicava la scoperta e il controllo delle isole già a partire del 14esimo secolo. La questione rimane sotto la cenere delle relazioni internazionali tra i due paesi fino all'11 Settembre scorso, quando il governo giapponese decide di "nazionalizzare" tre delle cinque isole acquistandole per 2,5 miliardi di yen (circa 20 miliardi di euro). Fino a quel momento, infatti, le isole erano formalmente di proprietà di una potente famiglia giapponese. "L'acquisto delle Diaoyu da parte del governo giapponese è in contrasto con l'obiettivo di promuovere l'obiettivo primario delle relazioni tra i due paesi" si leggeva in una nota del ministero degli esteri di Pechino "Sono ormai lontani i giorni in cui la nazione cinese è stata oggetto di umiliazione da parte degli altri, il governo cinese non starà a guardare mentre la sua sovranità territoriale viene violata". La Cina, quindi, aveva deciso di inviare alcune navi da guerra per "ribadire la sovranità cinese" sulle isole e qualcuno affermava su Weibo, il Twitter cinese, che ci fosse stato anche uno scontro a fuoco con alcune navi da guerra giapponesi. L'evento si è poi ripetuto tre giorni fa, quando sei navi cinesi si sono avvicinate alle Senkaku entrando in acque territoriali giapponesi. Il giorno successivo, migliaia manifestanti nazionalisti cinesi hanno sfilato per le strade di Pechino bruciando bandiere giapponesi e cercando di attaccare l'ambasciata nipponica. I manifestanti portavano immagini di Mao Tse Tung e diversi striscioni di cui uno su cui era scritto: "Per il rispetto della madrepatria, dobbiamo dichiarare guerra al Giappone". Le proteste avevano interessato diverse città cinesi oltre a Pechino tra cui Shenzhen e Quingdao. Il giorno dopo le violente manifestazioni in Cina (Domenica 16 Settembre) moriva Shinichi Nishimiya, 60 anni, ovvero l'uomo che a metà Ottobre sarebbe diventato il nuovo ambasciatore giapponese in terra cinese. La morte è avvenuta in condizioni misteriose e le autorità giapponesi, pur non fornendo dettagli sull'accaduto, hanno aperto un'indagine. Tre giorni prima della morte, Nishimiya era stato ritrovato senza sensi in una strada vicina alla propria casa. La morte di Nishimiya, nonostante sia apparentemente casuale, non ha fatto altro che alzare ulteriormente la tensione tra i due paesi. Oggi alcune grandi aziende giapponesi come Toyota, Honda, Panasonic e Canon hanno deciso di sospendere la propria attività produttiva in Cina a causa delle manifestazioni antigiapponesi ed hanno invitato i propri lavoratori a rimanere dentro le fabbriche. Sulla questione sono stati costretti ad intervenire anche gli Stati Uniti. Il segretario della difesa americana, Leon Panetta, in visita in questi giorni in Giappone, ha affermato che i contrasti potrebbero sfociare in un "conflitto violento". Panetta ha poi assicurato che la via da seguire è quella pacifica ma ha ricordato che gli Stati Uniti sono obbligati dal patto atlantico ad intervenire in difesa del Giappone in caso di attacco cinese. La Cina, però, non sembra intenzionata a fare passi indietro. Oggi l'agenzia di stampa cinese Xinhua, vicina al partito comunista, ricorda che domani sarà l'81esimo anniversario dell'invasione giapponese del 1931. "La 'nazionalizzazione' delle Diaoyu è solo l'ultima provocazione giapponese ad aver fortemente ricordato ai cinesi le guerre passate" si legge nell'articolo dal titolo "Il futuro delle relazioni Giappone-Cina è radicato nella storia". Data la complessa storia che lega i due paesi, forse è meglio riferirsi ad altro.
Fonte: International Business Times Italia
http://it.ibtimes.com/articles/36005/20120917/giappone-cina-guerra-fredda-navi-senkaku.htm
Dott. Fabio Troglia
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