Cosa sta accadendo esattamente? È presto detto: le due nazioni si disputano il controllo dell’arcipelago Senkaku (in cinese Diaoyutai), un gruppetto di 5 ricche isole (sembra ci siano giacimenti di petrolio) disabitate, ubicato esattamente a duecento miglia dalla Cina e a duecento miglia dal Giappone. Attualmente il territorio è sotto amministrazione giapponese (dal 1972 per la precisione), ma la disputa si trascina da secoli e anche Taiwan reclama la propria parte di sovranità. La notizia più recente in proposito parla dell’invio di quattro navi cinesi nel Mar cinese orientale e di una situazione che si fa sempre più critica ad ogni ora che passa.
Fin qui la storia. Ora veniamo alla parte «culturale». I cinesi hanno attuato un vero e proprio boicottaggio della letteratura giapponese, al fine di protestare contro quello che considerano un vero e proprio torto politico che penalizza la loro posizione internazionale e le loro rivendicazioni. Il 17 settembre scorso, a quanto pare, i redattori delle case editrici cinesi sono stati invitati a non pubblicare opere di autori giapponesi. Questo «invito» è arrivato direttamente dall’Ufficio Municipale della Stampa e della Pubblicazione a Pechino, il quale ha prontamente smentito qualunque coinvolgimento.
Cosa accadrà? Difficile dirlo ora ma, ancora una volta, la libertà di pensiero e di opinione è in gioco. Si stanno consapevolmente (?) confondendo politica, cultura e diritti umani. O, meglio, la politica sta fagocitando il pensiero e questo non può portare a nulla di buono.
Cartina tratta dal sito Lettera Politica