Titolo originale: A most violent Year
Regia: J.C. Chandor
Principali interpreti: Oscar Isaac, Jessica Chastain, David Oyelowo, Alessandro Nivola, Albert Brooks, Elyes Gabel, Catalina Sandino Moreno, Peter Gerety, Christopher Abbott, Ashley Williams, John Procaccino, Glenn Fleshler, Jerry Adler, Annie Funke – 125 min. – USA 2014.
Abel Morales(splendidamente interpretato da Oscar Isaac) era un uomo di grandi ambizioni, ma di modeste origini, figlio di immigrati messicani, convinto di poter realizzare il proprio sogno americano. Lavorando sodo e onestamente, nel rispetto scrupoloso delle leggi, egli era diventato un piccolo imprenditore affermato nell’attività di trasporto del gasolio per riscaldamento, ma ora puntava decisamente più in alto: stava trattando, infatti, con un esponente della comunità chassidica di Brooklyn per l’acquisto di un grandissimo lotto di terreno e di un contiguo enorme edificio: la costruzione avrebbe stivato le scorte di olio combustibile in misura più che sufficiente per scaldare, fin da subito, tutta New York, durante uno degli inverni più gelidi della sua storia, mentre dal parcheggio sorto su quel terreno sarebbero partiti i suoi camion, debitamente riforniti, alla volta della metropoli, in tutta sicurezza, con notevole risparmio dei costi e quindi con prezzi così competitivi da garantirgli il controllo dell’intero mercato. L’affare si era avviato: Abel, assistito dal suo legale, aveva firmato l’oneroso contratto necessario per diventare padrone di tutta l’area: il vecchio proprietario gli aveva ricordato a quali penalità gravissime sarebbe andato incontro nel caso non l’avesse concluso, entro un mese, con il saldo dell’intera somma richiesta (per ora ne aveva versato la metà).Era ottimista Abel: in fondo, non si trattava che di pazientare: tutto sembrava volgere al meglio, né esistevano ragioni plausibili per immaginare il peggio. Il peggio, invece, sarebbe arrivato subito: aggressioni ai suoi camionisti lungo la strada, tentativi di introdursi in casa durante la notte… come se un’oscura forza malvagia lo avesse preso di mira: una presenza feroce, senza un volto riconoscibile, né fattezze individuabili, ma capace di colpirlo nei suoi affetti più cari, oltre che nel suo sogno di piccolo imprenditore che tentava di farsi grande.
Ad aggravare la situazione si era messa d’impegno persino l’autorità giudiziaria, che non fidandosi di lui, stava avviando un’indagine per verificare i suoi conti, anziché proteggerlo e aiutarlo di fronte a minacce e intimidazioni sempre più gravi. Nel 1981, annus horribilis per quella città, era cresciuto a dismisura il numero dei delitti e degli episodi di corruzione, che non avevano mai sfiorato né la sua vita né la sua attività e che proprio ora, a un mese dalla scadenza del contratto, dunque nel momento più delicato, rendevano incerto il suo futuro, quello della sua famiglia, delle sue bambine, dei suoi dipendenti e insidiavano persino la sua immagine di uomo probo, realizzatosi senza mai aver ceduto ai ricatti e ai compromessi a cui altri si erano piegati senza troppi scrupoli. La sua probità, agli occhi dell’amatissima moglie Anna (una fascinosa Jessica Chastain, bravissima e ambigua quanto basta per creare l’atmosfera di incertezza del film) sembrava debolezza incosciente; i suoi dipendenti, sistematicamente aggrediti da banditi armati e crudeli lungo la strada, avrebbero voluto armarsi a loro volta; lo stesso suo avvocato manifestava una certa propensione al compromesso e alla trattativa…
Il bravissimo regista (lo stesso di Margin Call) racconta la vicenda con la giusta lentezza e con gelida impassibilità, riuscendo a creare un’atmosfera di grande tensione, scandita da qualche colpo di scena, quando meno ce lo si aspetta, ciò che rende appassionanti le due ore di proiezione, durante le quali è difficile annoiarsi. Una fra le cose migliori viste quest’anno, anche se il film era già pronto nel 2014!
Chapeau alla piccola casa distributrice che, scommettendo sulla qualità del film (e degli spettatori), ha permesso divederlo a molti di coloro che ormai lo ritenevano perduto.
Angela Laugier