Cinema Africano in cerca di distribuzione

Creato il 23 gennaio 2013 da Cafeafrica @cafeafrica_blog
Il cinema cresce in Africa e con sé l’interesse per le sue pellicole.
Il problema è che per trovare in Italia film di produzione africana bisogna faticare non poco. La risorsa principale rimangono i festival, che con la loro opera di ricerca e diffusione accolgono pellicole che resterebbero altrimenti completamente sconosciute alla gran parte del pubblico italiano. Oltre i festival, purtroppo, i film faticano a viaggiare ed è un vero peccato, perché si perde l’opportunità di promuovere attraverso il linguaggio dell’arte e delle immagini la conoscenza del continente africano con le sue tante culture, sfaccettature e differenze.
Il Festival del Cinema Africano di Milano nasce nel 1991 come un’occasione d’incontro e conoscenza dei temi e dei linguaggi di nuove cinematografie, quelle africane e della diaspora africana nel mondo. Il merito di questo festival è soprattutto legato all’opera di diffusione e distribuzione in Italia attraverso la creazione di un catalogo – Catalogo Film COE – per l’accesso al noleggio finalizzato a proiezioni pubbliche e all’acquisto di DVD/VHS ad uso domestico. Il suo archivio rimane al momento l’unica risorsa per attingere titoli non presenti nei circuiti commerciali.
Dieci anni prima, nel 1981, nasce grazie soprattutto al sostegno del mensile “Nigrizia” dei Padri Comboniani, il Festival del Cinema Africano di Verona. Il discorso portato avanti dal Festival di Verona si basa sulla volontà di far emergere i cambiamenti e le contaminazioni che stanno modificando profondamente il continente e con sé la sua cinematografia.
“Ogni volta che andiamo al cinema pensiamo di sapere cosa andiamo a vedere. In particolare in un festival di cinema africano pensiamo che sia ovvio assistere a film che abbiano i cosiddetti elementi “africani”: un villaggio, una strega, un piccolo “kirikou” e tanti tam tam… E invece sempre più il cinema si tinge di colori, immagini e sensazioni che sono frutto di un mix di contaminazioni visive e culturali non sempre originarie del paese da cui deriva l’opera a cui stiamo assistendo.
Quando si parla di cinema africano o “delle Afriche” possiamo ancora definirlo un “cinema di territorio”? L’incontro tra cultura, immagini e visioni tra il cinema delle Afriche e il World Cinema ha creato nuove forme e linguaggi che rinnovano lo status della settima arte africana. La forza creativa di queste contaminazioni genera e rinnova il cinema africano che pur non perdendo le proprie radici crea effettivamente il nuovo cinema delle Afriche.
La prospettiva della contaminazione, parte da lontano ed ha a che fare con il movimento, il viaggio, lo scambio, con dei territori che sono sempre di più crocevia di relazioni, incroci di esperienze… fecondazione di territori altri. Tale realtà si riconosce sempre più nella cultura migrante della diaspora, annientando qualsiasi confine o frontiera geografica o politica e dilatando lo spazio, il tempo, la cultura … verso orizzonti più universali.
La nuova generazione di cineasti, protagonista della New Africa, con la voglia di raccontare nuove storie e con la forza visiva tipica di chi sa emozionare, sorprendere e continuare ad essere pertinente nei temi e nei valori che l’Africa vuole trasmettere al mondo, ha fatto dei generi (fantascienza, horror, thriller, fantastico, ecc..) e delle nuove tecniche digitali un laboratorio di contaminazione in progressiva evoluzione.”
 Fabrizio Colombo, Stefano Gaiga Direzione Artistica Festival del Cinema Africano di Verona
Ma come nasce il cinema africano? Inizialmente il cinema entra nel continente con il colonialismo, poi gradualmente diventa propriamente africano. I primi filmati, infatti, raccontano la grandezza delle opere coloniali, la vastità dei territori e delle risorse e celebra la potenza dello stato europeo dominante.

Nasce in seguito il cinema di tipo etnografico di stampo francese con Jean Rouche, che rimane in qualche modo legato allo stereotipo del selvaggio e all’approccio documentaristico.

Con gli anni 60’ inizia l’epoca delle indipendenze dei Paesi e nasce il cinema propriamente africano. In questo periodo i registi si formano in giro per il mondo, in mancanza di una scuola e di un’industria cinematografica nel continente.

Sembene Ousmane è considerato il padre della cinematografia africana. Scrittore e regista senegalese, ha segnato la storia della letteratura e del cinema di tutta l’Africa. Dopo una lunga permanenza in Europa dedicata alla letteratura, negli anni sessanta torna in Africa e si accorge che la letteratura è poco seguita dal suo popolo, analfabeta all’80%. In quel momento si rende conto della potenza della settima arte, lascia la penna e comincia dedicarsi alla cinepresa.

Il cinema di dell’epoca ‘70/’80 è caratterizzato prevalentemente dalla denuncia del colonialismo e del post-colonialismo.
Il problema che si pone fin dalle origini del cinema africano è la distribuzione. Negli anni ’70 nascono le prime società, ma si tratta di piccole aziende, che non hanno la forza di promuovere adeguatamente i film. Le pellicole, quindi, rimangono prevalentemente nel circuito africano e talvolta approdano nei festival.
Sarà Thomas Sancara, primo presidente del Burkina Faso, a dare impulso negli anni ’80 al cinema con il Festival Panafricaine du Cinéma de Ouagadougou, la più importante rassegna continentale, con il fine di sviluppare la cinematografia locale a scapito di quella europea, uno dei tanti strumenti per legittimare la superiorità dei “bianchi” e l’inferiorità degli Africani.
Il cinema lentamente si affranca dagli stereotipi della savana e del villaggio, per diventare sempre più consapevole e vero, capace di raccontare storie reali, scavando nell’animo umano. Il regista si sente responsabile del messaggio sociale che è in grado di trasmettere e affronta le storie come un griot dei nostri tempi.
C’è poi il fenomeno Nollywood, in Nigeria, una produzione straordinaria non tanto nei contenuti, più che altro di stampo soap-opera, quanto nei numeri. Secondo la CNN, Nollywood già nel 2004 aveva un giro d’affari di 250 milioni di dollari, distribuendo circa 200 home video ogni mese e uno studio condotto nel 2009 dall’UNESCO ha rivelato che nel 2006 la produzione di film in Nigeria aveva sorpassato quella statunitense, collocandosi al secondo posto dopo l’India per numero di produzioni cinematografiche mondiali. A differenza delle produzione di altri Paesi africani, in Nigeria si è riuscito a creare anche uno star system e un’industria di rilievo capace di portare nelle case di ognuno tanti prodotti made in Africa.


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