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cinema: andata e ritorno!

Creato il 25 luglio 2013 da Francosenia

"Con l'avvento del cinema sonoro, i produttori di Hollywood chiamarono negli Stati Uniti attori spagnoli per impiegarli nella realizzazione di pellicole da destinare agli immigrati. Lo stesso film veniva così girato due volte, di giorno con attori americani e di notte con attori ispanici. In seguito all'introduzione del doppiaggio, la pratica venne abbandonata e di quegli attori è rimasta pochissima traccia."
Quando alla fine dei '20 del secolo scorso, il parlato sconvolse i codici del cinema, le produzioni cercarono di correre ai ripari con qualche espediente (in attesa che s'inventasse il doppiaggio). Ad esempio, per non perdere il vasto mercato in lingua spagnola (Europa e, soprattutto, Sudamerica) si assoldarono attori nati negli States ma in famiglie dove si parlava il castigliano e poi si "importarono" attori spagnoli e sudamericani.
Antonio Vidal, Rosita Díaz, Julio Peña, Conchita Montenegro, Julio Crespo, Rosita Dían Gimeno e José Nieto furono alcuni degli attori ed attrici che fecero la valigia, insieme ad autori e registi come Gregorio Martínez Sierra, Edgar Neville, Miguel Mihura ed Enrique Jardiel Poncela.
Nel documentario si raccontano i traumi dell'essere proiettati in una sorta di terra di nessuno, Hollywood, tutta da inventare e fondata sull'apparenza, ma in cui valevano regole rigide d'eleganza e bon ton. Gli attori ispanici erano impiegati nella lavorazione parallela del film: prima si girava la scena anglosassone poi, cambiati gli attori talvolta con effetti comici per la taglia inadeguata dei costumi, si girava la scena in spagnolo. Presto vennero a galla i conflitti tra le inflessioni (la calata canterina degli argentini contro l'intonazione dei cileni).
Alcuni di questi attori ebbero comunque notorietà, come un giovanotto, bellissimo e impomatato, celebre nelle parti di seduttore che abbandonò tutto per farsi francescano; ed un'attrice che poi, nella guerra civile spagnola venne fatta prigioniera dai nazionalisti, il generale Negrìn mandò il figlio a liberarla ma tra i due scoppiò la passione e si sposarono e al generale toccò la parte del testimone.

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Diretto da Óscar Pérez e Mia de Ribot, "Hollywood Talkies" mette in scena, come spiegano gli autori, "il dramma dell'uomo moderno che intraprende un viaggio, in un luogo, in cerca di un mondo migliore, e ne ritorna del tutto disilluso".
"Tutto è cominciato quando abbiamo letto l'autobiografia di Luis Buñuel, nella quale l'autore commentava il suo viaggio negli Stati Uniti, raccontando come durante il viaggio sulla nave avesse incontrato degli attori spagnoli che andavano ad Hollywood. Da lì, abbiamo cominciato ad investigare rimanendo sorpresi dal fatto che su questo c'erano assai poche notizie" - spiega Pérez. Nel corso della loro ricerca, i due registi si sono imbattuti in tutta una serie di fotografie che hanno permesso loro di confrontare le versioni americane e quelle spagnole dei film, in seguito hanno potuto ascoltare delle interviste registrate da un giornalista spagnolo per un libro scritto negli anni '70, in cui vengono narrate queste esperienze. Nel corso del documentario, così, scorrono le immagini di quelle decine di spagnoli che si avventurarono in America  e finirono per fare "una vita da scrocconi, appena lavorando, ma riscuotendo un salario settimanale che permetteva loro di vivere bene".
La scelta "rischiosa" del documentario, è quella di non includere né frammenti di pellicola né testimonianze orali dei protagonisti, optando per uno sguardo molto personale sui sogni e le speranze di tutta una generazione. Le foto di Los Angeles, vista come una sorta di paradiso perduto, si contrappongono a quelle "scure" della Spagna, cui la maggior parte di loro torneranno, molti per morire nel corso della guerra civile.
Una delle storie, nella storia, è quella di Antoni Cumellas, che arrivò ad Hollywood insieme ad un'attrice, dopo aver vinto il concorso fotografico della Fox. Lei, l'attrice, si sposò con un regista nordamericano e rimase negli Stati Uniti, mentre lui, dopo aver perso il permesso di soggiorno, torno nella Spagna in guerra e, dopo essersi nascosto in casa di un prete, venne catturato dai repubblicani che lo scambiarono per un prete, e, non volendo tradire il suo protettore, il suo ultimo "sdoppiamento di personalità" finì per costargli la vita.


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