Il cinema, di per sè, più che forma d’arte a sé stante, è un contenitore artistico, in quanto in esso convogliano o possono convogliare tutte le discipline artistiche: letteratura sia prosastica che poetica, arti teatrali, pittura, scultura, architettura, fotografia, musica e ogni altra possibile forma d’arte. In questo, il cinema ha portato al parossismo quel sistema artistico plurivoco rappresentato in passato dalle discipline teatrali. Ognuna di queste arti non deve necessariamente avere un valore artistico di per sè, quanto contribuire a darne uno al film. Attraverso la tecnica di ripresa e il montaggio, il regista deve trasformare i diversi contributi artistici in un un prodotto altro che, a prescindere dalla qualità estetica intrinseca di detti contributi, può o meno essere portatore di un valore artistico elevato. Questa estrema plurivocità espone il cinema a una certa precarietà estetica, causata dalla possibile debolezza funzionale di uno o più contributi artistici, in modo da pregiudicare la riuscita completa del film. Non ho la possibilità di verificarlo (se qualcuno può confermare o smentire, lo faccia senza indugio), ma credo che Rudolf Arnheim in Film come arte abbia espresso un concetto illuminante: è difficile trovare un film che sia un’opera d’arte completa, ma è altrettanto difficile trovarne uno che sia completamente sprovvisto di contenuti artistici.
Un’altra precarietà estetica del cinema è data dal suo essere un mezzo di massa, atto alla creazione di un prodotto di consumo nato e sviluppatosi in quella che Benjamin ha chiamato “epoca della riproducibilità tecnica (preferirei tecnologica) dell’arte”. Il cinema ha la necessità di intrattenere la massa, di avere un pubblico quanto più vasto possibile, visti gli alti costi da sostenere per la sua produzione e distribuzione. Per rispondere a questa necessità, da una parte può andare incontro al gusto più immediato del pubblico con ruffianeria; dall’altra, può cercare di rimanere fedele alla qualità estetica, coinvolgendo il pubblico con tematiche condivise o dando forma ad archetipi collettivi in grado di attrarne l’inconscio.