Cinema / gravity

Creato il 04 novembre 2013 da Secondo Lucy

di Elena Vastola

Fuori c’è la nebbia e tra un po’ potrebbe piovere... Sì, è arrivato l’autunno e finalmente inizia la stagione dei grandi film al cinema. Quest’anno la mia stagione inizia in maniera insolita, con un film di fantascienza in 3D, Gravity di Alfonso Cuarón.

Gravity racconta l’avventura della dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock) e dell’astronauta Matt Kowalsky (George Clooney), che si trovano in missione nello spazio – per lei è la prima, per lui l’ultima – quando qualcosa va storto. Durante dei lavori di riparazione sul telescopio Hubble, vengono colpiti dai detriti di un satellite, che compromettono gran parte delle attrezzature. Inizia così un travagliato viaggio verso la stazione più vicina.Mentre i due vagano nello spazio, si scopre che la dottoressa Ryan ha perso la figlia e da quel momento è chiaro che il destino della protagonista sarà legato alla sua capacità di fare i conti con quell’evento. E dovrà farlo da sola, mentre osserva il suo compagno andare lentamente alla deriva. Kowalsky che si allontana lentamente dalla Stone diventa presto la metafora delle tante cose e persone che ci sfuggono durante la vita e che spesso ci intestardiamo a inseguire. Il punto è che, mentre rimuginiamo il passato e ci lasciamo trasportare dagli eventi, ci precludiamo nuove possibilità. Così, è solo quando lascia andare Kowalsky (e la figlia perduta), che la dottoressa riesce davvero a lottare per sopravvivere. Ce la farà? Ritroverà il suo compagno d’avventura nello spazio? Il film da questo punto di vista è ben riuscito, perché la tensione rimane alta fino alla fine e lo spettatore rimane assillato da queste domande. Merito anche del 3D, che non amo particolarmente, ma che in questo caso è stato suggestivo.
Film d’apertura fuori concorso alla mostra del cinema di Venezia del 2013, Gravity ha avuto un discreto successo di incassi e di critica; contemporaneamente è stato criticato per la sua inattendibilità scientifica. Io mi sono insospettita solo quando ho visto Sandra Bullock spogliarsi nella navicella e rimanere in culotte e canotta, per gli esperti sarebbe inverosimile secondo molti punti di vista.Non mi sembra che quella della scarsa credibilità da un punto di vista scientifico, però, sia un’obiezione interessante, perché la sorpresa, mentre si è seduti al cinema, è che questo film non è un film di fantascienza. Lo spazio di Gravity, infatti, non è quello che ci ha abituato a immaginare Hollywood, ma assenza di gravità e silenzio assoluto. Insomma, un luogo dove i protagonisti rimangono soli ad ascoltare i propri demoni. Forse è proprio questo il lato che ho trovato più interessante di Gravity: riesce a trasformare una trama fantascientifica in un film sull’uomo e sulla vita.

Al contempo, questo mi è parso essere anche il lato debole del film. Proprio perché il film sottolinea aspetti per così dire psicologici, ci si sarebbe aspettati personaggi più approfonditi e, soprattutto, una sceneggiatura più convincente; invece, in alcuni momenti risulta un po’ banale e a tratti persino stucchevole.

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