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Cinema: il 21 dicembre 1925 presentato al teatro Bolsoj il film “La corazzata Potemkin”

Creato il 20 dicembre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

E’ uno dei film più famosi nell’immaginario degli italiani: tutti lo conoscono ma nessuno (o quasi) lo ha mai visto. “La corazzata Potemkin”, capolavoro del cinema russo di Sergej M. Ejzenstejn presentato il 21 dicembre 1925 al teatro Bolsoj, in Italia è per lo più materia di dibattito tra intellettuali e fanatici cinefili.

Cinema: il 21 dicembre 1925 presentato al teatro Bolsoj il film “La corazzata Potemkin”. La colpa è dello sfogo – ormai diventato un tormentone – del ragionier Ugo Fantozzi: “La corazzata Potemkin è una cagata pazzesca”. Ma dietro quei 75 minuti di montato (e non 3 ore come lamenta Fantozzi: “ben 18 bobine”) c’è un’opera di immensa ricchezza visiva e potenza espressiva. Il segreto sta nelle inquadrature e nel ritmo vorticoso del montaggio: Ejzenstejn monta in sequenza oltre mille inquadrature, ognuna delle quali dura al massimo tre secondi, e la resa è quella di una ripresa in movimento. Inoltre fa uso di immagini scioccanti (come i primi piani dei cadaveri di donne e bambini) che scuotono e coinvolgono lo spettatore nell’azione. A questo scopo anche le schermate con didascalie del tipo “Ma…”, “Improvvisamente…” (non dimentichiamo che stiamo parlando di un film muto) contribuiscono al ritmo frenetico del montaggio. Il film è strutturato in cinque atti come la tragedia greca.

Siamo a bordo della corazzata russa Potemkin, al largo di Odessa. E’ il giugno 1905. I marinai si ribellano e si ammutinano ai comandanti, stanchi delle pessime condizioni in cui vivono. A innescare la sommossa è la carne avariata, piena di larve e insetti, che i marinai si ritrovano in gavetta. La rivolta si estende rapidamente alla città di Odessa e l’ammutinamento s’inserisce nei moti bolscevichi: è il primo clamoroso gesto di ribellione contro lo zar. La gente di Odessa è solidale con i rivoltosi e affolla la scalinata del porto. Ma arrivano i cosacchi dello zar, che imbracciano i fucili e sparano su uomini, donne e bambini. E’ un massacro. Siamo al quarto atto: “La scalinata di Odessa” è il culmine del dramma. L’ultimo capitolo si svolge in mare: la corazzata esce dal porto e affronta la flotta dello zar. Quando lo scontro è imminente, però, i marinai delle navi zariste si rifiutano di aprire il fuoco e consentono agli ammutinati di passare attraverso la flotta. Nel cielo sventola la bandiera rossa.

Moltissimi gli omaggi di registi e autori, con citazioni che vanno dal comico al solenne. Scene del film sono riprese in “The Untouchables – Gli intoccabili” di Brian De Palma, “Partner” di Bernardo Bertolucci, “Brazil” di Terry Gilliam, “Hook – Capitan Uncino” di Spielberg. La discesa dei soldati dalla scalinata è citata in “Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith” e rievocata in “C’eravamo tanto amati” di Scola. La scalinata e la famosa scena della carrozzina che ruzzola giù tornano in “Good Bye, Lenin!” di Wolfgang Becker. Immancabili le parodie di Woody Allen in “Amore e guerra” e “Il dittatore dello Stato libero di Bananas”. Altra parodia in “Una pallottola spuntata 3 – L’insulto finale” di Peter Segal. (AGI)


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