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Cinema - "Jimmy's Hall - Una storia d'amore e libertà" (di Angela Laugier)

Creato il 18 gennaio 2015 da Tafanus

Jimmy'sRecensione del film: Jimmy's Hall - Una storia d'amore e libertà (di Angela Laugier)

Titolo originale: Jmmy’s Hall

Regia: Ken Loach

Principali interpreti: Barry Ward, Simone Kirby, Jim Norton, Andrew Scott, Francis Magee, Mikel Murfi, Sorcha Fox, Martin Lucey, Shane O’Brien, Brian F. O’Byrne, Karl Geary, Denise Gough, Aisling Franciosi, Donal O’Kelly, Seán T. Ó Meallaigh, Conor McDermottroe, Seamus Hughes - 109 min. – Gran Bretagna, Irlanda, Francia – 2014.

La nascita della Repubblica irlandese (Eire), che nel 1921 sembrava aver dischiuso agli abitanti di quel paese un avvenire pacifico e prospero nel territorio degli avi, ora finalmente tornato nelle loro mani, in realtà non ne aveva risolto i problemi gravissimi e secolari. La miseria e la fame non erano dovute evidentemente solo alla colonizzazione inglese: erano piuttosto il frutto dell’ingiusta distribuzione della proprietà della terra, rimasta nelle mani di pochi e ricchissimi latifondisti, appoggiati dalle gerarchie cattoliche, sempre più influenti sul piano politico e autorità morali sempre più ascoltate e temute. Molti giovani, in assenza di prospettive per il futuro, si erano lasciati sedurre dal “sogno americano”, si erano imbarcati e si sarebbero forse insediati stabilmente negli Stati Uniti se la crisi finanziaria del 1929 non avesse rimesso in discussione anche questa opportunità, costringendoli a tornare alla terra d’origine.

Accadde perciò che Jimmy Gralton (Barry Ward), il bel giovanotto che aveva abbandonato la contea di Leitrim alla volta degli Stati Uniti, lasciando infranto il cuore di Oonagh (Simone Kirby), tornasse in quel luogo e lì provasse a rimettere in funzione quella sala che aveva progettato con i suoi compagni di un tempo, i suoi amici sindacalisti, come luogo di incontro e di elaborazione politica, ma anche culturale. Ora Jmmy si proponeva nuovamente di creare un ambiente che ospitasse la danza e il divertimento insieme alle lotte sociali (Il pane e le rose…); dove si suonasse quel jazz, che nel soggiorno americano aveva imparato ad apprezzare, insieme alla musica della tradizione nazionalistica irlandese, o dove si studiasse la letteratura, così come la pittura. Apriti cielo! Si scatenarono contro di lui i preti, i latifondisti, i conservatori e i reazionari di ogni risma (che vedevano con favore gli sviluppi illiberali del fascismo italiano), ma anche tutto l’ establishment dei pubblici funzionari, sindaci in testa, e della polizia, che cercavano di allontanarlo di nuovo, quel sovversivo, quel pericoloso comunista, quell’ateo e peccatore senza scrupoli!

Torna con questo film il carissimo Ken, che ritrova se stesso e la linea più feconda della sua regia, raccontando un fatto vero, certamente molto rielaborato, calandosi con la sua partecipazione affettuosa nei sentimenti dei suoi personaggi e regalandoci un bel film, molto classico, fluente, e… di parte, come ha sottolineato quasi unanime tutta la critica nostrana. Ebbene? Quella sua partigianeria è quello che rende vivo e palpitante il suo cinema, che lo fa amare, che lo fa applaudire al festival di Cannes con la standing ovation di dieci minuti. Provaci ancora, Ken!

Angela Laugier

1601/0615/0800

edit


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