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Cinema: la recensione di “Io sono Ingrid”, il film elogio sulla vita della Bergman

Creato il 29 ottobre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

(Recensione di Giulia Betti per “storiadeifilm.it“) – “Io sono Ingrid” è un film di Stig Björkman. Con Jeanine Basinger, Pia Lindström, Fiorella Mariani, Isabella Rossellini, Isotta Rossellini. E’ stato proiettato, come evento unico, nelle sale cinematografiche gli scorsi 19 e 20 ottobre.

Nella pri­ma­ve­ra del 2011, il re­gi­sta Stig Björkman co­nob­be la fi­glia di In­grid Berg­man: Isa­bel­la Ros­sel­li­ni. Lei sug­ge­rì di “fare un film su Mamma” e così, tra­mi­te Isa­bel­la, Stig riu­scì a rac­con­ta­re la sto­ria di In­grid con le sue pa­ro­le e le im­ma­gi­ni di film da lei gi­ra­ti. At­tra­ver­so le sue ri­pre­se pri­va­te, i suoi ap­pun­ti, le let­te­re, i dia­rie e le in­ter­vi­ste con i suoi figli e amici il do­cu­men­ta­rio pre­sen­ta un qua­dro mai visto prima della vita die­tro le quin­te di una gio­va­ne donna sve­de­se che di­ven­tò una delle più ce­le­bra­te at­tri­ci del ci­ne­ma Ame­ri­ca­no e mon­dia­le.

“Terrò stret­to que­sto dia­rio e lo na­scon­de­rò per sem­pre. Ho quat­tor­di­ci anni, due mesi e tre gior­ni. Sono nata il 29 Ago­sto 1915. Fui bat­tez­za­ta In­grid. Ero vi­va­ce, ir­ri­tan­te, te­star­da e sel­vag­gia”

Il do­cu­men­ta­rio che Stig Björkman, scrit­to­re e cri­ti­co ci­ne­ma­to­gra­fi­co sve­de­se, de­di­ca a In­grid Berg­man, oltre ad es­se­re un’o­pe­ra densa di amo­re­vo­li ri­guar­di che tra­di­sco­no la ve­ne­ra­zio­ne del­l’au­to­re con­ter­ra­neo, dei fa­mi­lia­ri e degli amici e col­le­ghi nei con­fron­ti della me­ra­vi­glio­sa at­tri­ce gla­cia­le e bol­len­te, è anche un pre­zio­so spun­to di ri­fles­sio­ne per e sulla so­cie­tà odier­na.

La rea­liz­za­zio­ne di que­sto gio­iel­li­no do­cu­men­ta­ri­sti­co è stata pos­si­bi­le solo gra­zie alla de­vo­zio­ne che In­grid ha avuto per tutta la vita nel cat­tu­ra­re il mondo at­tra­ver­so un ob­biet­ti­vo, e nel­l’im­pri­mer­lo nel ri­cor­do con l’in­chio­stro im­mor­ta­le sulla carta da let­te­re.

La sta­tua­ria at­tri­ce, dalle “gambe in­ter­mi­na­bi­li, seni gra­ni­ti­ci, piedi gi­gan­ti e dita chi­lo­me­tri­che”, come la ri­cor­da Paola Ca­sel­la, im­mor­ta­la­va ogni mo­men­to della pro­pria esi­sten­za at­tra­ver­so fil­mi­ni e fo­to­gra­fie. “Era il suo modo di tro­va­re le ra­di­ci” az­zar­da la fi­glia Isa­bel­la, anche se lo stile di vita se­mi­no­ma­de della madre fa tra­pe­la­re più una esi­gen­za di li­ber­tà che di una vera e pro­pria im­mis­sio­ne di fon­da­men­ta sta­bi­li e pe­ren­ni.

La sua esi­gen­za di cat­tu­ra­re l’i­stan­te, ap­pa­re più si­mi­le alla brama pro­cac­cia­tri­ce e fiu­ta­tri­ce del col­le­zio­ni­sta in­cal­li­to di og­get­ti “sacri”… che siano fran­co­bol­li, fi­gu­ri­ne, re­li­quie, vec­chi vi­ni­li o ri­cor­di di vita vis­su­ta.

Que­sto omag­gio, rea­liz­za­to in onore dei cento anni dalla na­sci­ta della Berg­man per ri­spon­de­re al de­si­de­rio espres­so dalla fi­glia Isa­bel­la di dare un senso ai ma­ter­ni tran­che de vie ac­cu­mu­la­ti col tempo, ci pone di fron­te ad una… (per continuare a leggere la recensione > “storiadeifilm.it”']);">cliccare qui –>> “storiadeifilm.it”).


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