Recensione del film "MUSTANG" (di Angela Laugier)
Regia: Deniz Gamze Ergüven
Principali interpreti: Günes Sensoy, Doga Zeynep Doguslu, Elit Iscan, Tugba Sunguroglu, Ilayda Akdogan – 94 min. – Francia 2015.
Dopo i saluti e gli abbracci rituali agli insegnanti, ecco la festosa baraonda degli studenti a conclusione dell’anno scolastico; le vacanze in vista e, ora, in piena libertà, tutti al mare, a ridere, a scherzare, a spruzzarsi, a giocare con l’acqua, a immergersi e a riemergere! Così, gioiosamente, i ragazzi e le ragazze vivono il loro presente, allontanando, per una volta, i problemi del futuro, come i cavalli selvaggi e indomiti delle praterie richiamati nel titolo del film. Siamo sulle sponde del Mar Nero, in Turchia, lontani da Instanbul, la capitale, dove andrà a vivere l’ insegnante più amata da Lela, la giovanissima (è poco più di una bambina) e inquieta sorellina di altre quattro ragazze orfane, che si apprestano a tornare a casa dalla nonna e dallo zio che si prendono cura di loro. Quale ambiente le attenda si vede subito: accolte a ceffoni, una dopo l’altra, prima ancora di entrare in casa, per la grave colpa di aver giocato e scherzato con i maschi, ponendosi addirittura a cavalcioni sulle loro spalle, sia pure vestite di tutto punto. Qualche pettegolo aveva visto e raccontato alla nonna dei loro comportamenti scandalosi, facendo balenare il rischio che nessuno se la sentisse più di sposare ragazze così pubblicamente compromesse! Alle botte, si era aggiunta perciò la visita per certificare, con tanto di timbro, la condizione di verginità della più “vecchia” delle sorelle, la prima che se ne sarebbe andata di casa, dopo la rituale trattativa fra le famiglie, che a quanto pare non intendevano mettere in discussione il carattere puramente contrattuale del matrimonio, adeguandosi alle tradizioni che non prevedono né il parere degli sposi, né, tantomeno, quello delle donne. In Turchia, paese che chiede l’ingresso in Europa, non va dappertutto così, per fortuna, ma va così nelle campagne, legate alla proprietà ancora feudale della terra e delle donne, come ci aveva ben detto, dietro le immagini simboliche, il bel film di Nuri Ceylan, Il regno d’inverno, che degli abitanti ricchi e acculturati di quelle terre remote e isolate ci aveva presentato la mentalità retriva, dura a morire, condizionata da un controllo sociale tanto stretto quanto ipocrita. Di fronte alla ottusa e violenta repressione familiare, che tenta di imbrigliare l’incantevole esuberanza delle giovinette, riducendone gli spazi vitali dentro una rete di muri e reticolati, nonché di mortificare la sensualità dei loro corpi giovani dentro orribili abiti senza grazia, la ribellione non si farà attendere: sarà la piccola e indomabile Lela la protagonista della fuga rischiosa verso Instanbul alla ricerca dell’amata insegnante che l’aveva educata alla libertà e anche della conferma, come nel Medioevo feudale, che la città rende liberi!
Piccolo film, ma solo per la sua brevità, girato con grazia inarrivabile e presentato quest’anno, con ottimo successo, a Cannes, alla Quinzaine des Réalisateurs da Deniz Gamze Ergüven, alla sua prima opera. La giovane regista, che è turca di nascita, ma vive e lavora a Parigi, ha una solida preparazione culturale e cinematografica, avendo studiato alla Fémis* (Fondation Européenne pour les Métiers de l’Imagine et du Son). Le premesse per una sua ottima carriera neppure troppo lontana non mancano, a giudicare da questo bellissimo esordio. La pellicola, di produzione francese, è parlata in lingua turca, essendo destinata, almeno nelle intenzioni della Ergüven, al mercato cinematografico del proprio paese d’origine. Le auguriamo di riuscire a farla conoscere anche là, visto che è stata acquistata e sarà distribuita in tutto il mondo!* La scuola è oggi un ente pubblico sotto la responsabilità del Ministero della cultura e della comunicazione.
Angela Laugier