Recensione del film "PER AMOR VOSTRO" (di Angela Laugier)
Regia: Giuseppe M. Gaudino
Principali interpreti: Valeria Golino, Massimiliano Gallo, Adriano Giannini, Elisabetta Mirra, Edoardo Crò, Salvatore Cantalupo – durata 110 min. – Italia 2015
Presentato a Venezia ’72, questo film è valso a Valeria Golino la coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, l’ambito premio che per la seconda volta le viene tributato (nel 1986 le era stato assegnato per Storia d’amore di Citto Maselli). Qui la Golino interpreta Anna, la donna napoletana, vissuta fin da piccola ai margini della legalità, commettendo piccoli furti, scontati con quattro anni di riformatorio. Le suore che l’avevano accolta avevano cercato di indirizzarla a un mestiere pulito che le consentisse di vivere onestamente. Non sempre, purtroppo, questo le era stato possibile nella sua città, dove miseria e ignoranza, diffuse quasi ovunque, incoraggiano l’arte di arrangiarsi per sopravvivere e dove il disprezzo dello stato e delle istituzioni spesso è l’alibi che giustifica la tolleranza dei comportamenti illegali.
Anche se si adopera con molto altruismo, infatti, per aiutare in ogni modo tutti quelli che hanno bisogno di lei, Anna vive una realtà durissima fra le pareti di casa, con il peso di un marito, spietato usuraio, autoritario e violento, e di tre figli (di cui uno sordo), fin da piccoli abituati alla quotidianità delle risse e degli alterchi familiari. Per amor loro Anna aveva subito e sopportato ogni angheria, ma ora un lavoro ottenuto quasi miracolosamente, come suggeritrice per una soap opera televisiva, sembra permetterle di portare a casa, insieme a un discreto stipendio, anche un po’ di dignità, utile per reagire ai soprusi, con scarsissima convinzione, però, perché le troppe umiliazioni ne hanno fiaccato irrimediabilmente l’autostima. La vicenda è scarna e procede alternando la rappresentazione della vita opaca e grigia della quotidianità della donna (grigi e opachi sono anche i colori del film), in cui neppure una nuova speranza d’amore riuscirà a modificare la realtà, con la narrazione colorata dei sogni o piuttosto degli incubi che ne agitano il riposo: i tunnel lunghissimi e bui, i presagi sinistri, gli orizzonti che si chiudono su quel mare troppo azzurro, simbolo dell’unica liberazione possibile, l’annullamento di sé e la sua successiva beatificazione. Il regista mescola abilmente, nelle rappresentazioni oniriche, pellicola e cartoon, cosicché l’animazione si introduce con semplicità nel racconto, rendendo interessante e insolita una storia dolorosa che potrebbe diversamente sembrare troppo vista e risaputa.
Va da sé che l’interpretazione della Golino conferisca un notevole valore aggiunto a tutta l’opera, ma in ogni caso, l’ultima fatica di Giuseppe Gaudino, regista e disegnatore di qualità, poco noto in questo nostro paese distratto, merita sicuramente una visione attenta. Degne di rilievo le musiche, arrangiamenti assai raffinati di pezzi famosi, anche di musica classica, fra cui un’elaborazione elettronica di Lascia ch’io pianga di Handel, che, accompagnando Anna affacciata al balcone, mi è parsa una straordinaria citazione da Von Trier (Antichrist), e prepara,infatti, la tragedia che sta per compiersi.
Angela Laugier