Cinema: recensione di “Cake”, un film di Daniel Barnz con Jennifer Aniston

Creato il 23 maggio 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

(Recensione di Ivana Mette per “storiadeifilm.it“) – “Cake” un film di Daniel Barnz con Jennifer Aniston, Anna Kendrick, Britt Robertson, Sam Worthington, Lucy Punch e William H. Macy (Frank Gallagher in “Shameless”).

Clai­re Sim­mons (Jen­ni­fer Ani­ston) sof­fre. Il suo do­lo­re fi­si­co è evi­den­te dalle ci­ca­tri­ci che se­gna­no il suo corpo e dal modo in cui si tra­sci­na in giro, sus­sul­tan­do a ogni ten­ta­ti­vo di fare un passo. Non è brava nem­me­no a na­scon­de­re il suo do­lo­re in­ter­no, quel­lo che le por­ta­no le sue emo­zio­ni. Spin­ta fino al punto del­l’in­sul­to vio­len­to,la rab­bia di Clai­re ri­bol­le in quasi tutte le sue in­te­ra­zio­ni con gli altri. è stata al­lon­ta­na­ta da suo ma­ri­to, dai suoi amici; anche il suo grup­po di sup­por­to sul do­lo­re cro­ni­co l’ha but­ta­ta fuori.

L’u­ni­ca per­so­na ri­ma­sta nel­l’al­tri­men­ti so­li­ta­ria esi­sten­za di Clai­re è la sua ba­dan­te e do­me­sti­ca, Sil­va­na (Adria­na Bar­ra­za), che poco sop­por­ta il bi­so­gno di li­quo­ri e pil­lo­le del suo capo. Ma il sui­ci­dio di Nina (Anna Ken­drick), uno dei mem­bri del grup­po di sup­por­to, fa giun­ge­re in lei una nuova os­ses­sio­ne. Fa­cen­do­si con­ti­nue do­man­de sulla morte di una donna che co­no­sce­va a ma­la­pe­na, Clai­re esplo­ra il con­fi­ne fra vita e morte, ab­ban­do­no e cuore spez­za­to, pe­ri­co­lo e sal­vez­za. Men­tre si in­si­nua nella vita del ma­ri­to di Nina (Sam Wor­thing­ton) e del fi­glio che la donna ha la­scia­to, Clai­re forse tro­ve­rà un modo di sal­va­re se stes­sa.

Con la sua prima in­ter­pre­ta­zio­ne dram­ma­ti­ca la Ani­ston segna il suo ef­fet­ti­vo in­gres­so nella rosa di Hol­ly­wood, di­mo­stran­do, dopo de­cen­ni di bril­lan­ti, ma tal­vol­ta sca­den­ti com­me­die, la bra­vu­ra che l’ha por­ta­ta nella so­leg­gia­ta meta ca­li­for­nia­na. In­ten­sa e coin­vol­gen­te è la sua in­ter­pre­ta­zio­ne che rag­giun­ge con un forte im­pat­to lo spet­ta­to­re il quale, si ri­tro­va ra­pi­to dal suo do­lo­re, lo sente come pro­prio. Il do­lo­re di una donna che, per qual­che ra­gio­ne, è quel­lo di tutti e il suo cam­mi­no, co­stel­la­to di ri­fiu­to e ca­du­te nel vuoto, la por­te­rà ad af­fron­tar­lo, nel ten­ta­ti­vo di su­pe­rar­lo.

Un film dolce e amaro, che nella rap­pre­sen­ta­zio­ne sce­ni­ca della sof­fe­ren­za fi­si­ca e psi­co­lo­gi­ca della pro­ta­go­ni­sta, nella sua per­di­ta, ri­tro­va un senso pro­fon­do di em­pa­tia tra at­to­re e per­so­nag­gio e tra il per­so­nag­gio e il suo spet­ta­to­re. Que­st’ul­ti­mo viene in­glo­ba­to nella vi­sio­ne di una pel­li­co­la che è nar­ra­ta in­te­ra­men­te dal punto di vista della pro­ta­go­ni­sta, di cui tut­ta­via non ve­dia­mo mai sog­get­ti­ve o altri espe­dien­ti tec­ni­ci che ci por­ti­no ad im­me­de­si­mar­ci in lei. Ep­pu­re la pe­ne­tra­zio­ne al­l’in­ter­no del suo es­se­re av­vie­ne. I suoi sen­ti­men­ti ci col­pi­sco­no e ci se­gna­no e la ac­com­pa­gnia­mo nel suo cam­mi­no senza dare giu­di­zi, sep­pur ten­den­zial­men­te ve­nia­mo a primo im­pat­to por­ta­ti ad ac­cet­tar­la sgra­de­vol­men­te in quan­to pro­ta­go­ni­sta e a farci ca­ri­co della sua vi­cen­da. Vi­cen­da che in real­tà ci viene mo­stra­ta dal­l’e­ster­no, con una te­le­ca­me­ra a mano che, senza ec­ce­de­re di piani se­quen­za, trova un equi­li­brio per­fet­to nel mo­strar­ci la pro­ta­go­ni­sta, la cui pre­sen­za ci è ce­la­ta solo in una oc­ca­sio­ne, nella quale ve­dia­mo uni­ca­men­te la do­me­sti­ca, Sil­va­na, con la fi­glia, e la sua re­la­zio­ne con il… (per continuare a leggere la recensione > “storiadeifilm.it”']);">cliccare qui –>> “storiadeifilm.it”).


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