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Cinema: recensione e trailer del film “Kreuzweg – Le Stazioni della Fede”, la follia del fondamentalismo cattolico

Creato il 23 ottobre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

(Recensione di Alessandro Pascale per “storiadeifilm.it“) – “Kreuzweg – Le Stazioni della Fede” è un film di Dietrich Brüggemann, con Lea Van Acken, Franziska Weisz, Florian Stetter, Lucie Aron e Moritz Knapp. Uscirà nelle sale cinematografiche italiane il prossimo 29 ottobre.

Maria ha 14 anni e la sua famiglia fa parte di una comunità cattolica fondamentalista. Maria vive la sua vita di tutti i giorni nel mondo moderno, ma il suo cuore appartiene a Gesù. Lei vuole seguirlo, per diventare una santa e andare in paradiso, così passa attraverso 14 stazioni, proprio come fece Gesù nel suo cammino verso Golgota.

Kreuzweg, accompagnato in Italia dal sottotitolo “Le Stazioni della Fede” è un film davvero eccezionale, non a caso premiato con il Premio della giuria ecumenica e con l’Orso d’argento per la migliore sceneggiatura al Festival di Berlino del 2014. L’opera del regista tedesco Dietrich Brüggemann è stata presentata come una critica violentissima ai fanatismi religiosi, anche se la definizione, pur giusta, rischia di far passare in secondo piano lo stile e il tema utilizzati dall’autore per adempiere a questo compito.

Anzitutto il tema: in tempi in cui l’integralismo religioso trova spazio nei telegiornali di tutto il mondo per le azioni del fondamentalismo islamico, Brüggemann ripropone con piglio illuminista la critica del cristianesimo: ad essere presa di mira è una setta cattolica fondamentalista che non riconosce gli esiti del Concilio Vaticano II (1962-65), rimanendo ancorata ad una serie di dogmi e rigidità comportamentali estremamente severi e austeri, secondo la migliore (o peggiore, a seconda dei punti di vista) tradizione teutonica e kantiana.

Ad essere presa di mira non è però solo questa piccola comunità religiosa: la critica e l’accusa di fondo posta dall’autore si impone in maniera sottile e strisciante al cristianesimo in sé nelle sue varie correnti, ponendo in discussione l’antivitalismo e l’alienazione mentale che ne derivano. L’autore sembra ricalcare la critica di Feuerbach che metteva all’indice la “verità” che l’uomo possa realizzarsi solo nel ricongiungimento con Dio da attuare nell’aldilà. In questo senso la setta cattolica è soltanto un pretesto che serve per mostrare la dimensione più degradante e violenta cui possa arrivare tale alienazione individuale. In realtà la critica di Brüggemann sembra colpire tutti quei movimenti culturali e religiosi che… (per continuare a leggere la recensione > “storiadeifilm.it”']);">cliccare qui –>> “storiadeifilm.it”).


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