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Cinema: recensione e trailer di “Mustang”, un film “duro” sulla Turchia contemporanea

Creato il 02 novembre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

(Recensione di Giulia Betti per “storiadeifilm.it“) - ”Mustang” è un film di Deniz Gamze Ergüven, con Günes Sensoy, Doga Zeynep Doguslu, Elit Iscan, Tugba Sunguroglu e Ilayda Akdogan. E’ uscito nelle sale cinematografiche italiane lo scorso 29 ottobre.

Siamo all’inizio dell’estate. In un remoto villaggio turco Lale e le sue quattro sorelle scatenano uno scandalo dalle conseguenze inattese per essersi messe a giocare con dei ragazzini tornando da scuola. La casa in cui vivono con la famiglia si trasforma un po’ alla volta in una prigione, i corsi di economia domestica prendono il posto della scuola e per loro cominciano ad essere combinati i matrimoni. Le cinque sorelle, animate dallo stesso desiderio di libertà, si sottrarranno alle costrizioni loro imposte.

Il film ironizza in modo più che sardonico, su quella Sicilia in cui salvare il cosiddetto Onore è di importanza vitale, in cui sono le apparenze quelle che contano e le donne hanno l’importanza di un soprammobile”.

Queste erano le parole del compianto Morando Morandini, noto critico cinematografico che ci ha lasciato lo scorso 17 Ottobre, evidentemente non legate a Mustang, il film che rappresenterà la Francia ai prossimi Oscar, ma in commento ad uno dei gioielli della nostrana cinematografia, firmato Pietro Germi e risalente a cinquanta fa.

Cosa lega Sedotta e Abbandonata a Mustang? Tutto, tranne la vicenda, e i toni, nella prima grotteschi, nella seconda più drammatici. Quindi rimane il “pensiero”, vero comune denominatore tra le due opere. Il pensiero morboso, rivolto nei confronti del pensiero altrui. Un pensiero che rincorre un pensiero, un uroboro mentale in cui l’opinione pubblica morde l’Onore infangandolo, quell’Onore che a sua volta è il motore della stessa pubblica opinione.

Femmine nelle mani degli uomini, destini che si chiamano Verginità, e possono essere di soli due tipi, felici (intatta e conservata) o perduti (ingenuamente ceduta, persa per sempre e talvolta usurpata).

È la Turchia contemporanea, come il Sud Italiano di mezzo secolo fa (e forse anche un po’ più recente) quella che fa da teatro all’esordio alla regia per Deniz Gamze Ergüven.

Cinque sorelle, che con il fragile personaggio della Sandrelli condividono solo la bellezza, il fascino, l’impotenza, i lunghi capelli scuri e naturalmente la triste condizione di sottomissione a regole patriarcali troppo severe, sono le protagoniste di Mustang.

Differentemente dalla sedotta e abbandonata Agnese Ascalone, le “vergini suicide” made in Turkey, sono mal disposte ad accettare le feroci imposizioni da parte dello zio autoritario e della nonna succube della precedente autorità, tutori di quelle “bambine” orfane di genitori, che si stanno accingendo ad abbandonare il guscio dell’infanzia per assaggiare il dolce sapore dell’adolescenza e della maturità sessuale.

Curiose di toccarsi, non nel senso malizioso a cui potrebbe alludere il termine, ma nel significato del contatto che pur involontario diventa “esigenza fisica naturale”. Ci vengono presentate in tante occasioni denudate, quasi a voler… (per continuare a leggere la recensione > “storiadeifilm.it”)']);">cliccare qui –>> “storiadeifilm.it”).


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