(Recensione di Federica Cunego per “storiadeifilm.it“) – “The Green Inferno” è un film di Eli Roth, con Lorenza Izzo, Ariel Levy, Kirby Bliss Blanton, Aaron Burns e Magda Apanowicz. E’ uscito nelle sale cinematografiche italiane giovedì 24 settembre.
Un gruppo di giovani eco-attivisti, studenti di un prestigioso college di New York, parte alla volta dell’Amazzonia peruviana con l’intento di salvare parte della foresta pluviale destinata al disboscamento e un villaggio abitato da una tribù aborigena dall’intervento delle ruspe e dei soldati mercenari assoldati da compagnie petrolifere. Gli attivisti, armati solo di smartphone in connessione streaming, svelano al mondo della rete le efferatezze di cui sono capaci gli operai armati, riuscendo così ad interrompere l’avanzata delle ruspe. Tutto sembra essere andato per il meglio, se non che l’aereo che porta in salvo gli ambientalisti precipita e i ragazzi vengono catturati da una tribù indigena che pratica il cannibalismo.
Il girone peggiore dell’inferno è riservato agli ambientalisti da social network e ai benintenzionati attivisti “pecoroni”. Otto anni dopo l’uscita nelle sale di Hostel II il regista Eli Roth torna a tormentare mente e retina dello spettatore con un altro agghiacciante horror, abbandonando le ambientazioni mitteleuropee per addentrarsi nel cuore della foresta amazzonica, dove animismo e istinti primordiali sembrano pulsare dalla terra stessa. L’impronta realistica del film(che ricorda vagamente le atmosfere di Apocalypto) non è soltanto legata ad uno stile registico che predilige la macchina a mano, ma anche(e soprattutto)alla scelta di girare un film in un autentico villaggio amazzonico, incontaminato dalla modernità.
Il regista infatti dichiara che durante un sopralluogo lungo il fiume Pongo Aguirre (così nominato dal film Aguirre, furore di Dio di Werner Herzog) ha avvistato un villaggio situato lungo la riva del fiume: è esattamente quello che aveva immaginato per Green inferno. In cambio di tetti in lamiera e indumenti che proteggano dall’attacco degli insetti carnivori, gli abitanti del villaggio hanno autorizzato le riprese del film. Ma la scelta della location non è il solo punto di interesse del film: il germe del male non è legato a presenze soprannaturali o demoniache, secondo il filone horror più in voga al momento, ma affonda le sue radici nella società stessa. Il male si nasconde dietro la risposta dei social alle catastrofi globali, all’ipocrisia del retweet, forma di espiazione per ambientalisti da poltrona; ma il male si insidia anche nei… (per continuare a leggere la recensione > “storiadeifilm.it”']);">cliccare qui –>> “storiadeifilm.it”).