Diamo spazio ad un nuovo collaboratore, una penna vivace e sensibile che alcuni di noi hanno già letto come recensore musicale su “contrAPPUNTI“, ma Mauro Costa è un amico curioso e che si appassiona con zelo brillante a qualsiasi cosa profumi (o puzzi) di arte. Abbiamo trovato il critico cinematografico del Gazzettino? Chissà… intanto godetevi questa sua “visione”.
Quando uscì al cinema a Natale dello scorso anno non lo filai nemmeno di striscio; ad essere sincero non mi ero nemmeno accorto di quest’uscita. Oggi complice il mio amico Mario che me lo ha gentilmente segnalato, anzi mi ha letteralmente costretto a guardare i primi tre episodi, ho praticamente scoperto questo film a cavallo tra lo humor di Almodovar e il grand-guignol di Tarantino.
Film davvero pazzesco.
Le storie sono sei e per niente legate da nessun filo conduttore, alchimia spesso usata nel cinema per dare continuità alla trama, ma piuttosto connesse tra loro per la perdita della ragione, che diventa pura follia, quando ci si sente vittima di una qualsiasi ingiustizia che pare insormontabile.
Sei gli episodi quindi, il primo di svolge tutto su un aereo e con il senno di poi diventa triste anticipazione di un fatto poi accaduto realmente anche se il racconto del film ha qualcosa di soprannaturale.
Il secondo episodio vede un usuraio che entra nella piccola trattoria di una donna dove il padre si è suicidato per gli interessi cui non ha potuto far fronte. Il dilemma sarà se servirgli la cena insultandolo o avvelenarlo, ma due altri personaggi entrati in gioco spariglieranno l’indecisione della protagonista.
Il terzo episodio parte con un esplicito omaggio a Duel di Spielnerg ma ben presto si trasforma in un omaggio all’istinto di Tarantino. Il finale, ma non solo quello, diventa quasi irridente in rapporto alle offese date e ricevute.
Gli ultimi tre sono per me i migliori: un ingegnere del comune sopraffatto dalla burocrazia e dalle incomprensioni familiari non riesce mai a dire la sua, o, se lo fa, nessuno lo ascolta. Un’ombra, una misera esistenza prevaricata, come l’esistenza del cittadino medio di qualsiasi città che riuscirà perfettamente ad identificarsi nel protagonista; nella realtà per la tematica e l’esposizione è l’episodio più “pericoloso” di tutti e per me, forse anche per la recitazione, il migliore.
Notevolissimo anche il seguente in cui un rampollo di ricchissima famiglia borghese investe da ubriaco una donna incinta e la uccide. Il padre tenta di accomodare tutto innescando la cupidigia di chi vede la possibilità di arricchirsi dalla disgrazia. Il finale è il più terribile tra tutti anche se è lasciato immaginare abbastanza lontanamente.
Infine l’ultimo episodio comincia con la festosità di un matrimonio per sfociare ben presto in una tremenda deflagrazione quando un piccolo intoppo non previsto diventa protagonista assoluto.
Significativi anche i titoli di testa dove a ciascun personaggio viene abbinato il volto di un animale vittima o carnefice, mentre il titolo originale, “Racconti selvaggi” è di gran lunga migliore di quello italiano.
Lo trovate su Sky On Demand: ve ne consiglio la visione anche più volte perché si può rivedere da molte angolazioni differenti. Voto 7.5, ma anche 8 pieno. (Mauro Costa)