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Cinema: trailer e recensione di “Rams – Storia di due fratelli e otto pecore”, un umile e “grande” film islandese

Creato il 17 novembre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

(Recensione di Giulia Betti per “storiadeifilm.it“) – “Rams – Storia di due fratelli e otto pecore” è un film di Grímur Hákonarson, con Sigurður Sigurjónsson, Theódór Júlíusson, Charlotte Bøving, Jon Benonysson e Gunnar Jonsson. Il film ha vinto la sezione “Un Certain Regard” al Festival di Cannes 2015 e rappresenterà l’Islanda ai prossimi Premi Oscar, ma qui in Italia verrà visto solo dai soliti cinéphiles. E’ uscito nelle sale cinematografiche italiane lo scorso 12 novembre.

In una valle islandese isolata, Gummi e Kiddiley vivono fianco a fianco, badando al gregge di famiglia, considerato uno dei migliori del paese. I due fratelli vengono spesso premiati per le loro preziose pecore appartenenti a un ceppo antichissimo. Benché dividano la terra e conducano la stessa vita, Gummi e Kiddi non si parlano da quarant’anni. Quando una malattia letale colpisce il gregge di Kiddi, minacciando l’intera vallata, le autorità decidono di abbattere tutti gli animali della zona per contenere l’epidemia. È una condanna a morte per gli allevatori, per cui le pecore costituiscono la principale fonte di reddito, e molti abbandonano la loro terra.

Il pubblico italiano è pigro, preferisce attendere mesi e guardarselo sulla pay tv un film piuttosto che sfidare il freddo invernale o il caldo estivo ed andare al Cinema. Il pubblico italiano è povero, stenta a raggiungere la fine del mese e certamente la cultura non è fra le sue priorità, specialmente quando un biglietto per il cinema arriva a costare quanto una cena modesta alla rosticceria cinese sotto casa. Il pubblico italiano è disonesto, non concepisce il reato di pirateria e persegue indisturbato nei suoi traffichini illegali per godersi, con i soliti compagni di merende, la visione su piccolo schermo di uno spettacolo sbiadito, mal sottotitolato, fuori sincrono e afflitto da continui salti d’immagine.

Il pubblico italiano è diffidente e xenofobo. Malfidato nei confronti dello straniero. E per straniero intendo il “non conosciuto, l’estraneo”, una paura che non contempla i confini, ma i nomi e i volti. “Un film con Sigorour chi? Mai sentito, m’avessi detto Raul Bova o Leonardo Di Caprio, m’avessi detto Juliette Binoche  o Javier Bardem..ma questo Sigurjonsson io non lo conosco, e certamente non spenderò dei soldi per vederlo recitare!”

È così che andrà. Rams (Arieti), il film diretto da Grimur Hakonarson, vincitore della sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2015, rappresenterà l’Islanda ai prossimi Premi Oscar, ma qui in Italia verrà visto solo dai soliti cinéphiles.

Un vero peccato, poiché contrariamente a tanti prodotti nostrani di recente e prossima uscita, Rams ce l’ha davvero qualcosa da raccontare, e lo fa usando pochi dialoghi, gesti quotidiani, espressioni scavate su corpi rocciosi, ma umani. Una umanità ben diversa dalla nostra, tanto esagerata e esteriorizzata da apparire falsa, e forse fasulla lo è pure diventata, una umanità ben diversa dall’immaginario, una empatia, un sentimento, una sofferenza ed un’amore interiori, estranei alla nostra memoria. Forze centripete che nascono da stimoli esterni per raccogliersi nel nucleo recondito dell’individuo e, una volta lì, cristallizzarsi nel buio di una personalità taciuta e non esplicitata.

Rams è ambientato nella… (per continuare a leggere la recensione > “storiadeifilm.it”']);">cliccare qui –>> “storiadeifilm.it”).


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