In questi giorni mi sono imbattuta in due film che per ragioni e meriti e/o demeriti diversi si posso ascrivere al genere “visionario” e sono degni di essere commentati e consigliati.
Synecdoche, New York è un capolavoro visionario, un film a scatole cinesi nel quale arte e vita si intrecciano, confondo e fondono in un complesso groviglio di rapporti, emozioni e situazioni. Uno straordinario Philip Seymour Hoffman accompagnato da un cast eccezionale. Il regista è Charlie Kaufman, già sceneggiatore di Eternal sunshine of the spotless mind.
Il film è del 2012 e i distributori italiani hanno aspettato e cavalcato la prematura scomparsa di Seymour Hoffman per decidersi a portarlo nelle sale.
In una parola: Cinema
Under the skin di Jonathan Glazer, seppur con qualche pecca (una storia esile e banale), riesce a creare un universo estetico conturbante e magnetico che già abbiamo avuto modo di apprezzare nei suoi music video, soprattutto grazie al sapiente utilizzo delle musiche di Mica Levi. Il film, fatto perlopiù di sguardi, immagini, atmosfere e suoni si mantiene su stereotipi già consolidati. L’aliena venuta sulla terra che in cambio di sesso adesca uomini e li fa sparire, il camionista violento, il freak che fa tenerezza e la morbida generosità di Scarlett Johansson non bastano a sostenere il progetto ambizioso di Glazer e la sua personale riflessione sulla crudeltà umana, la sessualità e la vita.
Ottima estetica, ma dal basso tasso di contenuti. In sala da fine agosto