Difficile salvare qualcosa di un film carente di idee, scrittura e regia.
L'idea poteva risultare simpatica anche se non originale ( Bugiardo Bugiardo con Jim Carrey vi dice qualcosa?), un politico di lungo corso e chiaramente della destra che fa della famiglia e dei valori un baluardo da sempre, dopo un malore comincia a dire tutta la verità. Il problema non è dunque solo dell'Onorevole Spagnolo (Placido) che viene allontanato dal partito perchè ne sbugiarda l'ideologia e i principi, ma anche dei figli che negli anni hanno potuto fare carriera grazie alle sue innumerevoli raccomandazioni e al cognome che portavano.
Dei tre figli (Ambra Angiolini, Alessandro Gassman, Raoul Bova) in realtà quello interpretato da Raoul Bova si è sempre sottratto al sistema del padre (o almeno crede) e lavora (dopo aver vinto regolarmente un concorso) in un fantasioso reparto dell'Usl di Roma, dove tutti i medici (tranne il cattivo primario) e i pazienti vanno d'amore e d'accordo tra partite a bocce e feste di compleanno.
L'uso di stereotipi alle volte può essere una scelta di racconto ma credo alle spalle ci debba essere anche un regista e una scrittura capace, cosa che qui non c'è.
Il film è lungo, dopo l'inizio quasi promettente vira sulle storie personali e d'amore dei figli. Intriso di citazioni e di canzoni che sopperiscono evidentemente alla mancanza di idee della regia. Le canzoni sono molte, famose (per strizzare dunque l'occhio allo spettatore) e intervengono pesantemente nel film quasi fossero dei videoclip (nel caso di Frankie Hi Nrg - Quelli che ben pensano è più che evidente) e in aiuto ancora una volta alla regia.
C'è inoltre mezzo cast della serie e poi film Boris (da cui proviene lo stesso regista) e anche in questo caso qualche citazione di cui se ne faceva a meno perchè distoglie l'attenzione in una sorta di Indovina Chi?.
Altro aspetto che ho trovato fuoriluogo e l'inserimento di scenari importanti come il centro storico dell'Aquila e gli scontri a Roma tra giovani e polizia dell'anno scorso. Perchè scrivo fuoriluogo, perchè credo siano stati ancora una volta un mezzuccio per fare leva sui sentimenti dello spettatore che quelle immagini ce le ha ben presenti magari ancora con rabbia. Nel contesto del film e nella storia c'entravano come i cavoli a merenda
Ciliegina sulla torta il monologo-comizio finale di Placido.
In un film ben costruito, scritto e diretto, in un film coerente (senza ausilio continuo di canzoni, citazioni ed evocazioni) capace di creare empatia con lo spettatore, di coinvolgerlo magari avrei sicuramente accolto in modo diverse le parole del redento onerevole Spagnolo. In questo caso mi è sembrata l'ennesima strizzata d'occhio, pura demagogia, dire agli italiani quello che in questo momento si vogliono sentir dire e strappare magari l'ultimo l'appluso.
Cosa salvo? Gli attori che pur nell'assurdo dei loro personaggi li hanno interpretati bene.