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Cinephilia: The Butler. Un maggiordomo alla Casa Bianca.
Creato il 08 gennaio 2014 da Leo Sanguedinchiostro @sdinchiostroUn afro-americano è testimone oculare di importanti eventi del ventesimo secolo, durante il suo mandato come maggiordomo alla Casa Bianca. Il film è l'adattamento cinematografico dell'articolo di giornale A Butler Well Served by This Election scritto dal giornalista Wil Haygood e pubblicato sul The Washington Post, che narra la vicenda di Eugene Allen, maggiordomo della Casa Bianca per più di trent'anni.Cecil è nato negli anni ‘20 in un campo di cotone, figlio di schiavi di colore, e ha dovuto imparare fin da piccolo come comportarsi per sopravvivere in un mondo dove i bianchi considerano i neri poco più che degli animali. In seguito all’uccisione del padre per mano del proprietario della tenuta – e alla violenza subita dalla madre che l’ha condotta alla pazzia – Cecil viene tolto dai campi e trasformato in quello che la padrona definisce un “negro di casa”, ovvero un cameriere. Raggiunta la maggiore età, Cecil decide di lasciare la tenuta e avventurarsi nel mondo, ma le cose non sono così semplici come credeva: ben presto comincia a soffrire la fame, perché nessuno vuole dargli un lavoro né tanto meno aiutarlo. Una notte, disperato, ruba del cibo introducendosi illegalmente in una sala da pranzo; viene scoperto dal maggiordomo, il quale decide di assumerlo e di insegnargli non solo il mestiere, ma anche la vita. Dopo diversi anni, Cecil è diventato ormai un ottimo maggiordomo, degno del suo maestro: viene assunto all’hotel Excelsior di Washington, dove viene notato dal capo Cerimoniere della Casa Bianca, il quale lo chiamerà a servire il Presidente (ai tempi Eisenhower); nel frattempo Cecil ha sposato Gloria e ha avuto due figli, Louis e Charles; il primo interessato alla politica ed alle lotte per la liberazione dei neri, il secondo invece più conformista e patriottico. Il film racconta con una sorta di patina agrodolce la storia di questa famiglia e dell’America dagli anni ’20 fino ai giorni nostri, attraverso lo sguardo semplice di Cecil; sfiora senza mai approfondire, i grandi eventi che hanno rivoluzionato la società e la politica degli USA: la guerra nel Vietnam, l’uccisione di Kennedy, le dimostrazioni per i diritti umani finite nel sangue, il ku-klux-klan, Martin Luther King, il suo assassinio e tanti altri fatti storici, scorrono in modo tanto leggero che quasi non si percepiscono (altri vengono del tutto taciuti). Interessante è la tematica dello scontro generazionale: Cecil, nato e cresciuto con l’idea che fosse quello il suo unico ruolo nella vita, si scontra duramente con il figlio Louis quando questi comincia a lottare prima insieme ad altri studenti dell’università che frequenta, poi con i Black Panthers. Eppure, fra tragedie familiari e il duro lavoro alla Casa Bianca, Cecil invecchia e il suo pensiero, il suo modo di vedere le cose cambia lentamente ma inesorabilmente. Egli comincia a lottare per i propri diritti anche se in modo differente dal figlio. È stato un film che ho apprezzato solo in parte: la narrativa è piacevole, in due ore vediamo quasi novant’anni di storia (forse comprensibili appieno solo da chi li ha vissuti in prima persona), ci sono attori di tutto rispetto. Tuttavia, ho trovato che gli autori abbiano esagerato nell'edulcorare certi avvenimenti, così come ho avuto l’impressione che si trattasse dell’ennesimo film di propaganda eccessivamente impegnato di patriottismo tipicamente americano. Una sorta di patinata aggiunta al quadro iniziato con il tarantiniano Django e proseguito dal Lincoln di Spielberg.Consigliato a chi ama i film storici, purché non abbia troppe pretese.
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