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Cinesi in Africa / Progettualità che ignora territorio e popolazione locale

Creato il 20 novembre 2012 da Marianna06

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I cinesi in Africa non sono affatto, checché se ne pensi e se ne dica, il “buon samaritano”, che ci piacerebbe immaginare o credere.

In merito le considerazioni certamente sono molteplici e differenti. E lo sappiamo. C’è ,di fatto, chi arriva ad approvare il loro operato e la loro presenza e chi no.

 Ma, senza essere portati necessariamente  a parlare di “colonialismo”, non ci si può nascondere che tutto si svolge  in funzione di una certa convenienza negli affari ,con scarsissime ricadute sulla gente comune, che non vede mai cambiare la propria condizione di vita.

E questo è accettato perché chi ha bisogno di tutto, non può permettersi né di protestare (qualche volta si fa ma con scarso esito), né di fare troppi distinguo.

Sono anni ormai  che la “cosa” funziona così.

I cinesi arrivano (sono presenti in moltissimi Stati del continente), si accordano con i governi locali, e soprattutto con i governanti, i quali sono avidi soltanto di accrescere il loro patrimonio personale, ottengono concessioni e licenze e, in cambio, scippano oltre misura risorse locali come, ad esempio, il petrolio in Nigeria o terre da poter trasformare in colture agricole "pro domo sua" .

Non sono certamente solo loro a farlo, perché le multinazionali anglo americane e francesi e anche quelle di un di “altrove” più lontano agiscono allo stesso modo.

Il problema però è che, nel campo delle infrastrutture, e cioè strade, porti e ferrovie, si costruisce esclusivamente in funzione dell’esportazione delle materie prime dirette in Cina. E, ancora,le stesse servono pure per il massiccio ingresso di prodotti commerciali cinesi, che hanno invaso in toto  i mercati africani , danneggiando  abbastanza  le modeste economie locali.

Se si passa a osservare il settore dell’edilizia, la logica che anima i progetti è tristemente e più pesantemente la stessa.

Semmai in questo settore la speculazione io la definirei addirittura peggiore ,considerando ciò che è visibile e che  resta, in più parti dell’Africa, dei progetti cinesi messi in atto.

Non c’è alcun contraccambio ,in sostanza, se non per i soliti “noti”.

Nessun progetto tiene conto del territorio e delle reali necessità della gente che lo abita. E, spesso, le costruzioni, sono pericolosamente in contrasto con il paesaggio circostante.

Infatti, l’insieme è pensato e fatto “alla cinese”. Naturalmente utilizzando manodopera e tecnici cinesi nonché, addirittura lo stesso materiale, che viene anch’esso importato dalla Cina.

Il risultato è che si costruiscono città- satelliti  fantasma, che rimangono disabitate, perché i prezzi di mercato per l’acquisto non sono certo alla portata della popolazione del luogo.

Nel frattempo però l’investimento cinese ha fruttato ai cinesi quanto essi intendevano fare proprio (materie prime o concessioni per land grabbing), ai governanti  locali, in odore di opportunismo e/o corruzione, a seconda dei casi, il denaro sonante pattuito in partenza.

Con l’inconveniente che gli edifici invenduti, perché troppo cari quanto a prezzo, cominciano nel tempo a degradarsi. Manutenzione ovviamente neanche a pensarci.

 Non se ne fa da parte delle autorità locali preposte, perché costerebbe eccessivamente.

Così giustificano l'inerzia .

 E così il “bidone” cinese  è bello che servito.

Un esempio per tutti è Kilamba Kiaxi ,in Angola. Una città costruita, sulla carta, per 350 mila abitanti  e attualmente semideserta in quanto appartamenti e negozi sono troppo costosi per le tasche africane.

In conclusione tra ciò che potrebbe essere ,con la presenza dei cinesi in Africa, e ciò che è, c’è un  abisso attualmente incolmabile.

Ecco perché qualcuno parla,e a giusta ragione, di colonizzazione cinese.

La piaga endemica e purulenta restano, tuttavia, i governanti,in genere incapaci, avidi e corrotti, che non lavorano affatto per il bene della propria gente.

E le eccezioni, se ci sono state o ci sono, sono pochissime

Direi autentiche mosche bianche.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

Ouvriers-chinois


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