Allora siamo d'accordo, si passa la sera della vigilia insieme e poi si va in chiesa. Che Natale è, senza la Messa di mezzanotte? Che saremo tredici me ne accorgo verso le nove, che Veronica è venuta di nuovo sola. E quando le ho chiesto di Claudio si è girata dall'altra parte e manco mi ha risposto. Certo che ce ne vuole, sorella mia, a farsi lasciare proprio la vigilia, quando hai già comprato il regalo per lui, e magari per la suocera e i nipotini acquisiti. Ma così è Veronica: insopportabile pure se è Natale e quindi il povero Claudio secondo me ha ragione che l'ha mollata. Ma no così, a farla venire sola, che mi fa il tredicino, che porta male. Ora telefono a Claudio e gli dico di venire per forza. Non mi può lasciare in tredici a tavola. Io l'ho invitato e deve venire. Certo che ogni Natale, da che ricordi, Veronica trova il modo di farmelo andare sottosopra. E poi come si è vestita, stasera? La guardo mentre entra nel mio bel salone addobbato in bianco e argento. Come una poveraccia, si è conciata. Manco un capo firmato, l'orlo del vestito sdrucito - forse ha cercato di allungarlo un po’, senza riuscirci, però, che le arriva sì e no all'inguine - le scarpe con la suola bucata. E della scollatura, ne vogliamo parlare? Le tette stanotte gliele sbatte in faccia pure ai santi, in chiesa. Io con lei conciata così, non ci vado, questo è sicuro. Insomma, siamo tredici. Madonna Santa, come porta male. Devo fare qualcosa, devo evitare la catastrofe che certo si abbatterà sulla mia casa, con tredici persone a tavola. Ma che male ho fatto per meritarmi una sorella così. La notte di Natale, per giunta - che il nesso tra Gesù Cristo e il traditore pure se la Malasorte è distratta, le attira l'attenzione. Magari se era ferragosto, potevo sperare in una svista, ma così no, è troppo evidente -. Intanto lei entra e si va a sedere accanto al camino. Mi viene subito l'ispirazione: ancora non è venuto nessuno, sono in tempo. Nessuno l'ha vista, con uno stratagemma la mando via. Mi avvicino sorridendo.- Veronica, come sei carina stasera. Ti piace il focolare, eh? Fa tanto famiglia.Prendo un attizzatoio e ravvivo il fuoco- Sì, mi fa piacere stare accanto al camino. La fiamma mi attira, così viva e vivace. Fa allegria, oltre che calore.Sì, allegria.. tredici a tavola avremo poco da stare allegri. Hai mandato tutta la serata e le feste a puttane - come te, zoccola solitaria e traditrice come Giuda -. Come sempre. Non me lo sono mica scordato, di tutti i santi Natali andati a male, anche quando mamma e papà cercavano di metterci una pezza, alla tua maleducazione. Sempre inopportuna, pare che lo fai apposta.
In un attimo non ci vedo più dagli occhi. Prendo il ferro che ho in mano e le assesto un colpo netto sulla testa. Niente, ha capito. Si agita un po’, esanime, mentre una goccia di sangue - solo una goccia - esce dalla tempia riversa. Sono pronta ad un secondo colpo, ma non è necessario. Calma, attizzo ancora un attimo il fuoco, e mi pare che la sua mal'anima bruci pure. La prendo per i piedi e la trascino nella verandina della cucina. Ho preparato i sacchi della spazzatura, quelli da cinquanta litri. Quello grande nero le calza a pennello, meglio del vestitino rosso che si era messo. In fondo era una zoccola di piccola misura. Chiudo con un bel fiocco dorato e la poso lì, tra il bidone dell'indifferenziata e quello dell'umido. Domani alle dieci viene Amhed - mi sono già accordata anche se è il giorno di Natale - e si porta tutto. Pulisco quella goccia di sangue sul parquet davanti al camino e arrivano gli altri invitati. Ceniamo e dodici a tavola siamo il numero giusto. La tavola è bellissima e l'atmosfera calda come la ricorrenza merita. Un Natale senza stonature, finalmente. A mezzanotte scendiamo tutti e ci avviamo alla Santa Messa. Per strada canticchio Bianco Natal a braccetto con Manfredi - che bell'uomo, questo mio uomo - e comincia a nevicare piano piano. Che serata perfetta. Un gatto nero ci attraversa la strada da sinistra e si sofferma un attimo a guardarci. Punta proprio noi due. Manfredi si volta e mi sento che gli dico - Ma dai, non siamo superstiziosi, è la notte di Natale. - Dalla chiesa viene un canto. Veniiiite, aadoreeeemus. Veniiite adooreeeeemus. Veniiite adoreemus. DoooominuuuumMonica Sapio