Maggio, mese di finali, di gare importanti, di tensione e adrenalina. E in attesa delle finali scudetto non può mancare un nostalgico pensiero alla Final Four di Champions League, che non ci vedrà presenti per la prima volta dal 2005 (e sorvoliamo sui motivi dell’assenza). Pensiero che, incrociato con un’occhiata al calendario, riporta alla memoria uno dei ricordi più intensi della storia recente della Pro Recco: la Final Four 2008 a Barcellona. Era il 10 maggio 2008 quando il diluvio universale fece da drammatica cornice alla conquista della quinta Coppa dei Campioni. E mentre il cielo di oggi minaccia pioggia, quasi volesse unirsi al ricordo, io ripesco dall’archivio il diario di quella trasferta. Buona lettura!
Barcellona, diario di una trasferta
Giovedì 8 maggio
Le grandi attese sono sempre complicate da gestire. Quando aspetti qualcosa per molto tempo arrivi al dunque con un surplus di adrenalina da rifornire un ospedale. Ti svegli al mattino del giorno X e cominci a contare i minuti che ti separano dalla partenza, chiudi gli occhi e cerchi di immaginarti tutte le scene che andrai a vivere fra qualche ora. Ecco, questo è il tuo avvicinamento alla partenza per Barcellona. Uscire di casa sembra una liberazione dalla tensione, anche se assomigli più ad uno sherpa che ad uno che parte per stare via tre giorni e arrivi al luogo dell’appuntamento pregando che qualcuno ti presti un paio di mani per reggere tutto. E mica finisce lì: quell’entusiasmo che ti fa regredire di una ventina abbondante di anni si diverte a mandarti in confusione, al momento di accogliere i tuoi compagni di viaggio cerchi di fare quattro cose contemporaneamente e i risultati sono quelli che sono. Se il buongiorno si vede dal mattino, la parola d’ordine sarà “delirio”.
Ti piacciono le partenze puntuali, vero? Su 148 persone ne resta a terra solo uno, che come il porto d’attracco cantato da Fossati non ha dato segno di sé, e vista la situazione puoi ritenerti soddisfatto così. Sono le 23 e pochi minuti, ti attende una notte lunga 880 chilometri, e tante cose da fare. I tre pullman viaggiano incolonnati, da quel che si intravede dai finestrini si direbbe che sul 3 sia in corso un rave…va bene, ragazzi, sfogatevi e poi dormiteci sopra, le energie serviranno soprattutto in piscina. Intanto una prima presa di contatto con i tuoi compagni di viaggio presenta un preoccupante quadro, tipo un terzo del pullman sprovvisto di prenotazione alberghiera. D’accordo che è il tuo lavoro, ma trovare stanze a mezzanotte da un’autostrada non è proprio una cosa facile…domattina ti verrà in mente qualcosa, ora dormi pure tu. Sì, bravo, dormire…ma quando mai sei stato capace di dormire su un pullman? Il sonno degli altri è una tortura, le cifre rosse dell’orologio di bordo ti riflettono negli occhi ogni minuto che passa, lo sguardo segue ogni cartello autostradale….lo facevi da piccolo, e a quanto pare non hai perso il vizio.
Venerdì 9 maggio
Le prime luci dell’alba si accendono all’altezza di Arles, più o meno a metà del cammino. Come da manuale non hai chiuso occhio, come da manuale un malinteso col pullman 1 ha fatto saltare l’incontro e bisogna rimediare: sosta lunga a Narbonne per sgranchire le gambe, fare colazione e recuperare il rendez-vous. Il cielo non sembra volersi disfare delle nubi, e la speranza che i bollettini meteo si sbagliassero si rivela vana ad ogni chilometro che passa: la vera parola d’ordine avrà la stessa lunghezza della precedente, ma un effetto meno divertente: “pioggia”. E ora che sono tutti più o meno svegli è il momento di quel discorso da guida che ti sei preparato per giorni pensando a tutti i particolari che possono evitarti di ricorrere alla Guardia Civil per recuperare i dispersi. Ora che sono tutti più o meno svegli ed è pure giorno cerchi di capire quante facce conosci e quanti sono quelli usciti da chissà dove, chi ha il tuo entusiasmo e le tue tensioni e chi magari ha solo sfruttato l’occasione per farsi un giro a Barcellona senza pagare il viaggio. Ora che sono tutti più o meno svegli, ed è pure giorno, e il catalano sostituisce il francese nei cartelli, ti accorgi dei chilometri percorsi, e pensi che ripercorrerli domenica potrebbe essere una festa o una tortura, e che la scelta potrebbe essere questione di particolari.
Il check-in all’hotel è un po’ farraginoso e riserva subito qualche intoppo, mentre il telefono squilla in continuazione e capisci perché i viaggi preferisci organizzarli piuttosto che accompagnarli. Alla fine chiedi ospitalità per una rapida doccia, la tua camera sarà l’ultima ad essere resa disponibile, la troverai prima di salire al Montjuic. Lo stomaco reclama, fra un’attesa e l’altra si è fatto tardi…tardi per le tue italiche abitudini, non certo per i catalani, e sperare di trovare posto in 14 sulla Rambla è impresa disperata, fra camerieri che vogliono fare i simpatici e non trovano di meglio che darti dell’italiano mafioso e lancette impietose a ricordarti che c’è un appuntamento importante. Separarsi è l’unica scelta per mettere le gambe sotto il tavolo, mentre la pioggia pare essere sopportabile. Lo sarà molto meno all’uscita dal ristorante: la piazzetta è spazzata da un temporale furioso, benedici il momento in cui hai pensato di portare l’ombrello ma allo stesso tempo realizzi che in una situazione simile potrà giusto ripararti la testa. Di corsa in albergo ad indossare tutto ciò che di biancoceleste hai saputo portare, peccato solo che l’impermeabile sia rosso e copra tutto il resto rendendoti più simile ad un tifoso dello Jug. La pioggia si è stabilizzata sul livello “quasi tempesta”, e in collina anche il vento vuole essere protagonista. In metropolitana ti immagini di incontrare un sacco di gente diretta alla Piscina Municipal, e invece trovi solo uno sparuto gruppetto di ungheresi alla partenza della funicolare….comincia a farsi strada il sospetto che sarà una cosa per pochi intimi. E in effetti……
…..in effetti lungo il viale punteggiato di foglie come a novembre incontri poca gente, c’è un po’ di assembramento solo sotto la tettoia dell’ingresso alla
Il momento della verità è giunto, domani sera si può vincere la Coppa, ma se non vinci stasera non ci arriverai mai. E con questa tensione addosso la pioggia nemmeno la senti più, hai pensieri solo per quegli avversari in calottina bianca cui la recente vittoria in campionato ha modificato lo status da “abbordabile” a “spauracchio”. Il tuo rotolo di bandiere è rimasto in albergo, il tuo vecchio due aste non reggerebbe la pioggia e usarlo stasera significherebbe non averlo domani. E nella fretta hai lasciato in albergo anche le mazze gonfiabili che hai trovato nel kit del tifoso. Pazienza, si tifa col cuore e con la voce, il resto è un di più. Via, si parte e si segna subito, quel che ci vuole per prendere coraggio e pensare positivo. Poi 2-1, 6-3, addirittura 9-3, poco importa che nel quarto tempo siano solo gli altri a segnare, lo scoglio è stato superato e ti domandi se era proprio questo lo
Sabato 10 maggio
Al risveglio sei uno zombie, al secondo passo appena sceso dal letto la gamba cede e scontri il televisore, scosti la tenda e impieghi un minuto buono a capire che quello spiazzo di cemento sotto al tuo balcone non è asciutto come ti sembra. Piove ancora, ha piovuto tutta la notte. I catalani esultano, hanno rischiato il razionamento idrico e per loro questo nubifragio è una benedizione, tu invece pensi che stasera sarà impietosamente peggio di ieri. Le ore da far passare sono parecchie, il telefono squilla e ti chiedono conferme al fantomatico spostamento in quella San Jordi detta “La Catedral” già visitata cinque anni prima. Una nuova leggenda metropolitana che ti accompagnerà fino al momento di risalire il Montjuic senza ovviamente trovare conferma alcuna. Che fare per occupare il tempo? Ti butti nella multicolore confusione del mercato coperto della Boqueria, dove
Prossima tappa sarà un negozio di articoli sportivi dove i tuoi compagni daranno l’assalto a cerate e impermeabili di ogni tipo in previsione di una serata che ormai tutti immaginano come drammatica, e poi ti rituffi nel labirinto della metropolitana in direzione della Sagrada Familia. La avevi vista 9 anni fa, e aveva tutto sommato un suo senso; la rivedi oggi e prenderesti a schiaffi chi ha disegnato le nuove sezioni. Ma come, se c’è uno che non tirava una linea dritta era proprio Gaudì, cosa sono queste forme squadrate? Una vera delusione, che svanisce presto di fronte ad un pranzo seduto al bancone proprio come desideravi, l’inizio di un quieto pomeriggio che passerà per l’inevitabile visita a El Corte Inglés per proseguire in camera, ad ingannare l’attesa chiacchierando e mangiando biscotti guardando dal sesto piano la torre dell’hotel Catalunya sparire a tratti dietro il muro di pioggia.
Sono le 18,30 e il momento è giunto. Ciò per cui sei venuto fin qui ti afferra lo stomaco e lo stringe forte, e mentre la comitiva marcia verso la metropolitana ti domandi quale visionario regista possa aver architettato tutto questo. Lungo il tragitto incontri ancora meno gente di ieri, a vedere la finale di consolazione ci sono i soliti ungheresi ad alta gradazione alcoolica e uno sparuto gruppo di tifosi del Mladost, evidentemente delusi dal risultato della semifinale. In piscina non hai ancora incontrato uno spagnolo che non fosse dotato di pass, quindi in qualche modo addetto ai lavori, e non può essere solo questione di meteo. Chissà se almeno i tabelloni funzioneranno stasera, o se continueranno a proporre cifre del tutto casuali come ieri sera… Prendi posto
(clicca qui per gli highlights della partita)
Domenica 11 maggio
Photo credits: vlv.hu
Video di Edoardo Osti