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Cinque bizzarrie scientifiche che non conoscevo

Creato il 15 novembre 2012 da Mcnab75

Cinque bizzarrie scientifiche che non conoscevo

Per l’articolo protoscientifico di questo giovedì ho deciso di regalarvi una top five eccezionalmente relegata fuori dal consueto contesto del fine settimana.
Questa mini classifica nasce da una serie di articoli trovati durante la mia documentazione per lavorare ai racconti supereroistici di Due Minuti a Mezzanotte. Come al solito in questa fase creativa si arriva ad attingere a risorse e informazioni solo in minima parte collegate a quel che si cercava, ma in qualche modo arricchiscono il nostro bagaglio culturale spiccio.
Avete presente quei trafiletti di notizie bizzarre che si trovano sui giornali? Di solito si tratta di qualche esperimento bizzarro ma vero, che il benpensante di turno commenta sempre così: “ma si può sprecare il denaro in queste ricerche così stupide?
Solo che di esperimenti stupidi in realtà ce ne sono ben pochi. Sì, anche tra quelli più bizzarri. Essi ci possono per esempio insegnare che…

  • La timidezza è una strategia evolutiva

Diversi studi collegano la timidezza alle strategie evolutive, l’ipotesi più suggestiva è però quella di Jerome Kagan, uno dei pionieri della psicologia dello sviluppo. Secondo lo studioso statunitense, la timidezza sarebbe “l’effetto collaterale” di un adattamento dell’uomo primitivo al freddo delle regioni del Nord Europa.
Per l’Homo sapiens, proveniente dall’Africa, l’evoluzione avrebbe escogitato una serie di mutazioni per aumentare la funzionalità del sistema nervoso simpatico, che regola la temperatura ma anche reattività cardiaca, pressione, respirazione. Un incremento della norepinefrina centrale (un neurotrasmettitore) potrebbe avere alzato la reattività dei sistemi limbici, che fanno reagire il corpo e la mente umani agli eventi non familiari. Questo spiegherebbe perché i nordici sono più adatti a sopportare il freddo ma anche solitamente più timidi e introversi dei popoli mediterranei. A supporto di questa tesi ci potrebbero essere anche i dati riportati nel libro La timidezza (ed. il Mulino) di Giovanna Axia: il 60% dei bambini timidi ha gli occhi azzurri, e nella stessa percentuale sono i bambini estroversi con gli occhi scuri.

  • Messaggi subliminali negativi

Raggiungono il nostro cervello attraverso la “porta sul retro”, senza passare per la coscienza.
I messaggi subliminali, informazioni talmente rapide e nascoste da essere percepite solo a livello inconscio, da tempo dividono gli scienziati. Funzioneranno davvero? Sì, a patto che siano di valore negativo, sostiene un’equipe dell’University College di Londra.
I ricercatori hanno mostrato a 50 persone alcune parole che apparivano sullo schermo di un computer solo per una frazione di secondo: troppo poco perché gli osservatori potessero leggerle consapevolmente. Tra i termini proposti, alcuni avevano una valenza emotiva positiva (per esempio, allegro, fiore, pace) altri negativa (agonia, disperazione, omicidio), altri ancora neutra (scatola, orecchio, bestiame). Dopo ogni parola è stato chiesto ai partecipanti di dire se si trattasse di un termine neutro o emotivamente rilevante, e molti di loro hanno risposto con maggior precisione dopo aver visto parole con valenza negativa, anche quando erano convinti di aver tirato a indovinare.

Cinque bizzarrie scientifiche che non conoscevo

I presunti messaggi subliminali hot della Disney.

  • Dormire è un po’ come cadere

La sensazione di cadere può essere interpretata in maniera differente a seconda che si verifichi durante l’addormentamento oppure in una fase di sonno REM, nell’ambito di un sogno vero e proprio.
Nel primo caso è un’esperienza causata da un sussulto nella fase di transizione dalla veglia al sonno (in inglese “sleep starts”), quando l’organismo subisce un processo di graduale interruzione dei segnali sensoriali e di riduzione del tono muscolare. Nel momento di percepire il vuoto, la persona rivive nel sonno un’esperienza già vissuta durante la veglia, come per esempio la perdita di un sostegno oppure di una caduta da un gradino o da un’altezza maggiore, come una sedia. Oltre alla sensazione di caduta, questi brevi sussulti possono accompagnarsi ad allucinazioni e visioni di immagini. Stanchezza eccessiva o ansia possono favorire questi sussulti.
Le sensazioni di caduta si possono verificare anche nella fase di sonno REM, quando il corpo è completamente immobile e paralizzato e i sogni sono più “vivi” e coinvolgenti. In questo caso il significato non è fisiologico e per interpretare l’eventuale significato bisognerebbe prendere in esame tutta la trama onirica e il profilo psicologico di chi sta sognando.

  • Ecco perché i cattivi perdono sempre

I supereroi vincono sempre. È il premio per essere bravi e buoni? Certo che… no! È tutta una questione di sociologia, invece. Ad affermarlo sono i ricercatori del National Council for Scientific and Technical Research di Buenos Aires (Argentina) che hanno studiato i legami sociali che uniscono i personaggi dei fumetti Marvel. Scoprendo che una vittoria dei cattivi contro i buoni sarebbe di fatto impossibile per via della struttura sociale descritta nelle storie. Prendendo a campione 6.486 personaggi che compaiono in 12.942 numeri, gli studiosi hanno disegnato una mappa sociale del mondo Marvel e dei rapporti tra i suoi abitanti. Dall’analisi ne è emersa una struttura decisamente superficiale e, naturalmente, ben poco realistica. Solo una piccola parte dei personaggi, infatti, può contare su legami solidi e stabili. I “cattivi” sono in genere relegati ai margini di questa fumettosa società e non possono contare su questi legami (fondamentali, anche nel mondo reale, per qualunque azione, comprese quelle criminali): «Perfino i più cattivi tra gli anti-eroi del mondo Marvel», spiega il coordinatore dello studio, Pablo Gleiser, «giocano sempre un ruolo marginale all’interno della rete sociale». E personaggi così non sono capaci di “vincere”, neanche per gioco.

  • A cosa serve avere la testa fra le nuvole?

A chi non è capitato di sognare ad occhi aperti? Magari pensando al proprio film preferito o all’ultimo viaggio all’estero, mentre si è alla guida. Gli scienziati si sono sempre chiesti cos’è che ci fa viaggiare con la mente, quasi dimenticandoci di quello che stiamo facendo in quel preciso momento. Ma ora alcuni ricercatori americani sembrano avere la risposta.
È stata scoperta, infatti, un’area del cervello che si attiva quando la nostra mente non è impegnata, dando vita a pensieri spontanei. Cosa che accade con più facilità quando una persona si sta dedicando a lavori ripetitivi o che già conosce molto bene. Questa sarebbe una sorta di condizione base del cervello, che interviene in modo automatico. Secondo gli scienziati si tratta di una funzione molto importante, perché consente al cervello di provare esperienze emotive molto coinvolgenti e non rimanere inerte troppo a lungo.
«È come se capisse che l’attenzione sta calando – ha dichiarato Malia Mason, coordinatrice del progetto – e quindi si impegna a pensare ad altro, magari portando l’attenzione ai nostri problemi o anticipando cose che dobbiamo fare più avanti».
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Tutti gli articoli sono presi da Focus.it
Il che non so se è un bene o un male…


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