La regina irriverente
Piemme, 2012
Il suo ultimo romanzo La regina irriverente, da poco uscito per Piemme e ambientato nel Medioevo, è già un successo. La protagonista, Aliénore, ha quindici anni e all’improvvisa morte del padre eredita la corona di uno dei territori più ricchi d’Europa: il ducato d’Aquitania. È cresciuta alla scuola del nonno, il potentissimo Guglielmo il Trovatore, famoso per le stravaganze, gli eccessi e l’immoralità dei comportamenti. Da lui Aliénore ha ereditato non solo la stupefacente bellezza, ma anche una concezione libera della vita e i tratti del carattere, inclusa la spregiudicatezza e la sensualità. Luigi, secondogenito del re di Francia, non potrebbe essere più diverso da lei. Diciassette anni, cresciuto in convento, è animato da una religiosità profonda; desidera solo fuggire il mondo e le sue tentazioni, per chiudersi nella pace della clausura. Ma la morte improvvisa del fratello maggiore lo costringe ad assumersi responsabilità per le quali non si sente portato. Per ragioni politiche gli viene imposto di sposare Aliénore d’Aquitania; mai coppia fu peggio assortita, almeno all’apparenza. La regina irriverente è la storia del loro matrimonio, tempestoso, sorprendente e animato da continui colpi di scena.
1. Carla, nel tuo sito affermi che numerosi lettori ti avevano chiesto di scrivere un nuovo romanzo ambientato nel Medioevo. È questa, a tuo avviso, un’epoca particolarmente interessante per ambientare un romanzo? Esistono epoche più interessanti di altre?
Ti confesserò, cara Rita, che a me non interessa tanto l’epoca storica – ovvero la Storia con la maiuscola - quanto le storie private, quelle con la s minuscola. Io mi lascio attrarre, sedurre, appassionare dalla vicenda personale e umana del personaggio che scelgo, che deve possedere caratteri di grande modernità, a prescindere dal momento storico in cui la storia è ambientata. Per questo motivo, mi capita di passare indifferentemente da un periodo storico all’altro (medioevo, settecento veneziano, seconda guerra mondiale), senza alcuna preferenza particolare per l’uno o per l’altro. Nel caso de La regina irriverente, la mia attrazione verso la affascinante vicenda personale di Alìenore, modernissima, a mio parere, si è incontrata con il desiderio di un gran numero di mei lettori di leggere un nuovo romanzo ambientato nel medioevo.
2. Sempre nel tuo sito, dichiari di credere come ogni “vera” storia sia storia contemporanea. Potresti dirci di più sull’argomento?
“Ogni vera storia è sempre contemporanea”, afferma Croce. E io sono d’accordo con lui. Ciò che conta in una vicenda, ciò che attrae e affascina me, è il suo realismo e la sua modernità, la capacità di parlare al mio cuore di donna di oggi, di emozionarmi e di farmi riflettere. Se una storia è “vera”, ovvero reale, intensa, moderna, essa è necessariamente sempre contemporanea, che non significa presente, accaduta oggi, ma attuale, ovvero capace di parlare al cuore di ogni essere umano, a prescindere dal tempo. Questo spiega perché ancora oggi amiamo Saffo, che parla d’amore, e la troviamo attualissima, o ci commuoviamo leggendo la Divina Commedia.
Carla Maria Russo
3. Quanta libertà narrativa ci si può concedere quando si scrive un romanzo basato – come in questo caso – su personaggi realmente esistiti? Dove si ferma la realtà e inizia il romanzesco?Nel mio romanzo c’è sempre tutto di vero e tutto di falso. Vero perché io non modifico mai il dato storico, anzi, lo studio in tutte le sue sfaccettature – avvenimenti ma anche e soprattutto strutture di pensiero, usi, consuetudini e così via - per poter rendere l’atmosfera in cui si sviluppa la storia in modo vivo e realistico, giacché i personaggi hanno senso e credibilità psicologica solo nel loro contesto temporale. Il rispetto del dato storico mi è utile, è funzionale al mio progetto narrativo in quanto, se riesco a comunicare al lettore che quel personaggio è un esponente del suo tempo in tutto e per tutto e dunque è vero e reale, non un falso ideologico (ovvero un personaggio con la nostra mentalità che io colloco nel passato per ragioni opportunistiche) allora si fiderà di me e mi seguirà anche quando gli dimostrerò, attraverso la narrazione, come la vicenda che sto narrando sia profondamente moderna e attuale. Ad esempio, ne La sposa normanna affronto il tema del rapporto della protagonista, Costanza, con la maternità. Ne L’amante del Doge quello della ribellione di Caterina Dolfin a un matrimonio imposto e, in generale, alle ipocrisie e feroci convenzioni della società veneziana del settecento, temi che in parte riprendo ne La regina irriverente, sebbene in forme e modi molto diversi.
D’altro canto nel romanzo – e in questo risiede il fascino della narrazione - c’è anche tutto di falso perché il romanzo non è né una relazione, né una cronaca ma è l’interpretazione della realtà, la sua rielaborazione attraverso la creatività e la fantasia dello scrittore, attraverso il suo cuore e la sua anima. Lo scrittore deve trasformare il dato reale –freddo e impersonale - in immagini palpitanti, in azioni concrete, in dialoghi e scene, ipotizzare come i fatti possano essersi svolti. Ma soprattutto deve identificarsi nei suoi personaggi, entrare nella loro testa, nel loro cuore, e svelare i loro sentimenti, i meccanismi del loro agire, la loro evoluzione piscologica. Io amo dire che il romanzo non è e non potrà mai essere la semplice esposizione di una vicenda ma la palpitante narrazione di una tempesta di emozioni.
4. Tu hai iniziato come autrice di libri per ragazzi. In cosa differisce la scrittura rivolta ai giovani da quella rivolta agli adulti?
Non trovo alcuna reale differenza. Per la mia esperienza, i meccanismi sono identici.
5. Credi che l’attività di una scrittrice si differenzi in qualche modo dall’attività di uno scrittore? Esiste, a tuo avviso, una “scrittura femminile”?
Tendo a pensare che, più che una questione di genere maschile o femminile, siano le vicende personali a determinare i temi e il tratto della scrittura di ognuno. Io penso che ogni romanzo sia autobiografico, nel senso che chi scrive trasfonde nelle sue opere la sua sensibilità, esperienze di vita e modo di essere, a prescindere dalla forma in cui sceglie di raccontarsi. Non è un caso se, ad esempio, io mi sento molto attratta verso un certo tipo di storie e di personaggi - molto spesso donne, certo, ma non solo, come ne Il cavaliere del Giglio, - che possiedono qualità nelle quali, evidentemente, io mi rispecchio, che sento particolarmente vicine al mio modo di sentire.
Grazie di cuore a te e ai lettori per l’attenzione.
Grazie a te, Carla! E per maggiori informazioni su La regina irriverente e gli altri romanzi di Carla Maria Russo potete visitare il sito ufficiale della scrittrice, che contiene anche i collegamenti alle sue pagine Facebook e Twitter.
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