La conoscete tutti per aver dato un volto ad Harry Potter in Italia, ma Serena Riglietti è molto più. Da quando ha cominciato ad illustrare nel 1994 ha pubblicato con tantissimi editori italiani (Salani, Einaudi, Fabbri, Mondadori, Piemme, …) e stranieri. In fatto di illustrazione detesta chi segue le mode, chi pensa che illustrare per bambini significhi adottare un linguaggio semplificato. Tutt’altro! Dall’8 dicembre sarà in mostra a Gradara (Pu).
http://www.serenariglietti.it/
Quando è iniziata la tua attività di illustratrice?
Ho iniziato a lavorare per le case editrici nel 1994, ma erano soprattutto libri di scolastica, una palestra importante, molto educativa, ma poco edificante dal punto di vista professionale. Invece considero l’inizio della mia vita/carriera professionale in corrispondenza con l’uscita di un libro pubblicato da Salani, che si intitola “La casa delle bambole non si tocca”, a cui è seguito un paio di mesi più tardi il primo libro della saga di Harry Potter.
Chi sono i tuoi illustratori preferiti?
Fatico a farti dei nomi. A volte vedo un libro illustrato che mi piace molto, ma, se per un motivo qualsiasi non lo compro, me ne torno a casa con delle immagini in mente senza ricordare il nome di chi le ha disegnate. Diciamo che umanamente mi piacciono tutti gli illustratori solo per il fatto che hanno scelto di fare questo mestiere. Mi considero parte di una categoria importante, che svolge un lavoro molto prezioso e spesso poco gratificante, per questo la mia simpatia è per tutti quelli che continuano a farlo lo stesso. Riguardo lo stile che preferisco, faccio prima a dirti quale – o meglio cosa – non mi piace: non mi piace chi rinuncia ad una sua originalità per seguire certe “mode”, non mi piace chi non buca la pagina -o almeno non se lo pone come obbiettivo – rimanendo solo in superficie, non mi piace chi pensa di fare “illustrazione per l’infanzia” partendo dal presupposto che allora si deve adottare un linguaggio “semplificato”, pensando di rivolgersi a dei minus habens. Non mi piace chi riduce l’illustrazione a qualcosa che si aggiunge alla parola come pura decorazione. insomma, vado oltre lo spazio dell’illustrazione: in generale mi piacciono le persone che fanno sul serio.
Qual è la storia che vorresti tanto illustrare?
Ci stavo pensando in questi giorni. Mi piacerebbe avere una seconda occasione di disegnare la storia di “Peter Pan nei giardini di Kensington”. E’ un libro che supera la questione “narrativa per ragazzi/narrativa per adulti”, ed io l’ho amato tantissimo. L’ho illustrato per l’editore Fabbri qualche anno fa, mi pare fosse il 2007, o forse prima, ma non è un libro di cui sono soddisfatta. Avevo poco tempo per disegnarlo, e quindi alcune tavole sono rimaste quelle perchè non potevo rifarle. In più è stato impaginato con una modalità vecchia, tutte le illustrazioni al centro del libro, staccate dal racconto, come si faceva negli anni ‘50; in più è stata utilizzata una carta brutta, su cui i miei disegni risultano scuri, spenti e impastati.
Cosa consigli a chi vuole diventare illustratore?
Di imparare a leggere e a disegnare, e di non accontentarsi mai di quello che sa già fare.
A cosa stai lavorando in questo momento?
Da tre settimane sono impegnata alla realizzazione di una mia personale, si intitola “Da Peter Pan a Harry Potter, sogni e disegni di Serena Riglietti”. Inaugurerà l’8 Dicembre a Palazzo Rubini Vesin di Gradara e starà aperta fino a maggio. Ho collaborato direttamente con l’azienda che se ne occupa (Villaggio Globale International) perchè, a differenza di altre occasioni, ho potuto metterci del mio anche nell’idea dell’allestimento. Contemporaneamente sto lavorando ad un libro per Mondadori di David Grossman, si intitola ‘Il duello’. Poi devo iniziare un bel libro per un editore americano Albert Withman, ed ho in cantiere un altro libro per Usborne Publishing, un editore inglese per il quale devo illustrare un nuovo libro di una serie che ho iniziato qualche anno fa.
Per adesso non prendo altri impegni perchè vorrei un 2011 con qualche mezza giornata per riflettere un pò sul mio lavoro, e vediamo cosa mi riserva il futuro.