
Non proprio cinque, ma sei giorni fa, mi trovavo lassù per iniziare l'escursione dei Cinque Laghi. Prima di prendere la cabinovia, scarponi ai piedi e zaino in spalla, abbiamo fatto colazione a Madonna di Campiglio in un bar della piazza centrale. Gli sguardi dei villeggianti e dei loro acconciatissimi animali da compagnia - quasi sempre candidi barboncini freschi di permanente - ci trapassavano da parte a parte. Quanta volgarità, quanta rozzezza nei nostri calzettoni, nei nostri pantaloni corti acquistati al Decathlon a venti euro. Noi ce ne siamo sbattuti, abbiamo bevuto il nostro caffè al banco (schifoso, se posso permettermi) e siamo usciti. La giornata era splendida, e la fauna vacanziera campigliana si muoveva al sole del mattino in una sorta di passerella lenta, come in sfilata, per non perdersi le novità della giornata: bellissime scarpe, mia cara! guarda l'orrendo colore di smalto di quella! ieri abbiamo mangiato carne di cervo appena cacciato! Per non parlare di noi, i nuovi arrivati, inquietanti presenze vestite malissimo che si permettevano di aggirarsi tra le vetrine piene di affari (Moncler in saldo a 800 euro: un affare) e di sedersi sulle panchine - che oltraggio - con Repubblica in mano, uno di quegli orrendi giornali che sbraita di crisi tutti i santi giorni. Ma dov'è la crisi? Qui si respira aria pulita, aria di festa tutto l'anno, estate e inverno. Qui il cervo lo cacciano tutti i giorni apposta per noi.





