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Cinque libri che (forse) non scriverò mai

Creato il 28 gennaio 2012 da Mcnab75

Cinque libri che (forse) non scriverò mai

Notoriamente io non so scrivere, eppure mi intestardisco a farlo.
Nonostante tutti i miei sforzi ci sono però dei libri che, per quanto mi piacerebbe realizzare, probabilmente non vedranno mai la luce. Lascio la forma dubitativa perché, in fondo, questa top 5 potrebbe essere anche uno sprone, una sfida a darmi da fare per ribaltare i pronostici. O anche un promemoria per impedire di lanciarmi in qualche idiozia.
Ovviamente, prima di lasciarvi alla classifica, vi chiedo se avete a vostra volta dei libri che, per quanto vi piacerebbe scrivere, non vedranno mai la luce.

La domanda di cui sopra non vale se siete nella categoria “scrittore geniale che ha un romanzo bellissimo in testa, ma che in quindici anni non ha ancora avuto il tempo nemmeno di abbozzarlo”.

  • Il seguito di Uomini e Lupi

Me lo chiedono ancora in molti. Uomini e Lupi è uno dei miei ebook più scaricati, letti e apprezzati. Senza nascondermi dietro un dito devo ammettere che buona parte del successo di questo romanzo è dovuto alla sua apparente attinenza a quella categoria di paranormal romance che sta monopolizzando il mercato. Inutile dire che non in realtà non ha nulla da spartire con tutto ciò, ma lasciamoglielo credere… A ogni modo, a parte un breve racconto, non esiste un seguito di U&L. Né mai esisterà. Ho provato a scriverlo due volte. Ho qui ancora le bozze. Il primo tentativo mi ha stancato dopo quaranta pagine, il secondo dopo cento. Forse la spiegazione è una soltanto: i licantropi mi sono venuti presto a noia.

  • Ucronia sulla Seconda Guerra Mondiale

Un bel romanzo ucronico sulla WWII: esiste lettura più piacevole? Probabilmente no. Infatti questo particolare filone è fin troppo sfruttato. Il rischio, scrivendo qualcosa del genere, è quello di riproporre cose più o meno già viste, già lette. E’ vero: ci sono sempre infinite, piccole varianti su cui lavorare. Tuttavia le più particolari, quelle per cui forse varrebbe la pena dedicarsi a un progetto del genere, riguarderebbero “distorsioni ucroniche” talmente singolari e secondarie che verrebbero apprezzate solo dai veri appassionati di storia. Sinceramente: ne varrebbe la pena? (In Italia?)

  • Diario di un insider

Bazzicando questo mondo (quello della scrittura), si incontra una sfaccettata umanità: troll, nazisti della grammatica, wannabe qualchecosa, ex aspiranti scrittori che sputano nel piatto dove hanno mangiato, editori che non sanno esprimersi in italiano, blogger uomini che si fingono ragazzine, depressi, lunatici, fanatici. Potrei scrivere un libro pieno di aneddoti e di resoconti ai confini della realtà. Sono anche certo che ne uscirebbe un successone. Ma poi? Attirerei tre volte tanto i membri delle categorie sopra citate. Anche qui la domanda è la medesima del punto due: ne varrebbe la pena?

  • Qualcosa di autobiografico

Qui non c’è un proposito, bensì una certezza: reputo le autobiografie noiose, supponenti, stomachevoli. Ovviamente non parlo di quelle riguardanti uomini di stato o personaggi di un certo livello, bensì quelle dell’uomo comune che desidera condividere le sue sfighe col mondo intero, partendo dall’erroneo presupposto che il risultato sarà entusiasmante e irrinunciabile. Io vi dico invece che i vostri problemi col lavoro, con la fidanzata, con la suocera… beh, sono noiosi. Un conto è scriverli su un blog, di tanto in tanto, con articoli brevi e ficcanti. Un conto è ricavarci un libro e pretendere pure di rifilarlo a qualcuno. Ecco, questo io non lo farò. Ed è l’unico punto dissonante nella top 5.

  • Psicogeografando

Ebbene sì: mi piacerebbe tantissimo scrivere un libro psicogeografico. Spesso sogno di prendermi un mese di ferie (o anche più), raccogliere armi e bagagli, tracciare una meta e mettermi in viaggio per “studiare degli effetti precisi dell’ambiente geografico, disposto coscientemente o meno, che agisce direttamente sul comportamento affettivo degli individui“. Non sceglierei mete esotiche o improbabili. Sarei diviso tra due opzioni: l’esplorazione di una città di grandi dimensioni (Londra, NY, Berlino), oppure il più affascinante tragitto naturalistico, non dissimile (nella sua concezione) di quello descritto in Una passeggiata nei boschi. Conoscendo i miei limiti da avventuriero, mi accontenterei di qualche valle italiana, anche qui in Lombardia, dove ci sono aree incontaminate e stupende a pochi chilometri da città medio-grandi (Lecco, Como, Bergamo).
Comunque sia, un giorno lo farò!


Filed under: progetti, riflessioni, scrittura

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