Di OPHELIA BORGHESAN
I.
Ho visto di sfuggita tra le fronde
un uomo che picchiava sulla testa
un cigno usando solo una bottiglia
di ferrarelle vuota e malandata.
II.
Poi ieri quell’idrometra gridava
marcello come here come la réclame
pensandolo conforme ad un palindromo
ma all’incontrario ollecram non va.
III.
Dovessi mai buttare dalla torre
la forbice la carta oppure il sasso
se fossi in grado io le taggherei
e poi mi butterei tra le tue braccia.
IV.
Per dirti ciò che sento non ti serve
il waterboarding quando il tremor cordis
qui ci fa chiavi dello stesso scrigno.
Che cifra mi daresti? Mi diresti.
V.
Quell’astro che ci indica la rotta
si spegne quando scorgo il tuo sorriso
la miglior fibra a cui dedicherei
la terra desolata da irrigare.
Ophelia Borghesan è nata nel 1991 a Lille. Nel 2012 ha pubblicato il saggio “The Queendom – la scrittura di genere oltre il web 2.0: verso la F/e-mail era”. Ha un tatuaggio che in lingua cherokee significa lust in translation. Nel 2015 ha pubblicato sul sito Poesia 2.0 l’e-book “Come il glicine, ti cerco”, e su Poetarum Silva la raccolta di poesie Jailhousy.