Foto | Kiss Day
Spendevo le ore di stanchezza serale in cerca di utili fonti dalle quali attingere il prezioso frutto della sapienza (cazzeggiavo) quando ho scovato un interessante articoletto di Francesco Alberoni: cinque modi di infatuarsi (e poi dirsi addio).
Ricordiamo che l’infatuazione è l’apostrofo rosa tra le parole “facciamo” e “l’amore”. Ricordiamo che l’infatuazione è la fase iniziale del rapporto d’amore. Può evolversi (non obbligatoriamente) in “innamoramento” e poi in “amore”. Può anche restare così com’è, durare un’ora come un anno e poi inesorabilmente spegnersi.
Di per sé “infatuazione” non è un termine negativo, anzi è un periodo prezioso durante il quale la coppia nascente sperimenta sentimenti molto forti e positivi. Non è necessario che “evolva” in qualcos’altro (è una questione di scelte, in molti si trovano a loro agio nel passaggio da infatuazione ad infatuazione, altri faticano, loro malgrado, a passare alla fase successiva) e non è scontato che entrambi i membri della coppia provino lo stesso sentimento (mai provato un’infatuazione respinta? No eh?).
Se siete tra quelli che “non vogliono legarsi”, la lettura del proseguimento di questo post non vi è indispensabile se non per curiosità. Se siete invece tra quelli che “vogliono una storia seria, ma… fin’ora che sfiga!”, potreste trovare utile verificare se il vostro “stile” di infatuazione rientra tra i seguenti, dal momento che, secondo Alberoni, questi stili difficilmente porteranno ad una amore “sano”.
1. Infatuazione erotica.
Devo proprio spiegarvi tutto, eh? In questo caso il rapporto è tenuto vivo dall’attrazione sessuale (come dice Alberoni: i due amanti vivono facendo all’amore). Sia chiaro, la sessualità non va demonizzata (non me ne vogliano Mormoni e Testimoni di Geova): è parte fondamentale di un rapporto di amore. Il punto è che un rapporto di amore non può limitarsi ad essa.
2. Infatuazione competitiva.
La passione viene tenuta viva finché esiste un rivale a cui strappare la preda. Quando vi è un competitor, gran parte delle energie “amorose” sono indirizzate ad annientarlo (avete letto bene: annientarlo. Ora non ditemi che non avete mai desiderato di vedere quell’altro/a sotto uno schiacciasassi). Quando la gara è terminata, lentamente si affievolisce l’infatuazione.
3. Infatuazione da dominio.
Se l’obiettivo di uno dei due partner è quello di rendere “schiavo” l’altro, una volta che questo è completamente sottomesso la relazione non ha più motivo di esistere. Esistono varie e subdole forme di “schiavitù psicologica”: sebbene non sia facile riconoscerle, vi sono dei segnali già dalle pime fasi di una relazione. In questo caso, se il rapporto finisce, forse è una fortuna.
4. Infatuazione divistica.
L’altra persona è elevata al grado di divinità. In psicologia diciamo che è “idealizzata”, ovvero non si riescono a guardare gli aspetti negativi: si nascondono, si omettono, vengono sopraffatti da quelli positivi (che siano reali o immaginari). Purtroppo dopo un po’ la scenografia cade e il partner resta in mutande. E non è detto che in mutande sia questo gran belvedere (a parte me, naturalmente, che in mutande sono uno spettacolo).
5. Infatuazione da mancanza di progetto.
Frequentissima tra i “ggiovani” di oggi. Anche tra i vecchi che fanno i ggiovani. Deriva dalla mancata progettazione del proprio futuro, dal vivere alla giornata. Ci si dice: “massì oggi sto così bene con quella persona”, e non ci si cura del fatto che, forse, domani certe differenze potrebbero far crollare il castello di sabbia. Qualche esempio? “Tu vuoi fare figli e io no”, “tu vuoi andare all’estero e io no”, “tu vuoi seguire i consigli di Ciraolo come se fosse il Vangelo e io… beh, questo anch’io”.
5 tipi di infatuazione (che non dura) è stato pubblicato da Andrea Ciraolo.