Ciò che è bene per Aironi e Benetton, è bene per gli Azzurri

Creato il 21 aprile 2011 da Rightrugby
«A questo punto vogliamo confrontarci con la Fir, è chiaro che queste norme condizionano in maniera pesante le nostre scelte, la nostra programmazione tecnica». Così il solitamente molto felpato Amerino Zatta, presidente di Benetton Rugby, in una dichiarazione al giornale della sua città, Treviso.
L'oggetto del disappunto del presidente è la fatwa Fir sull'impiego degli stranieri nella prossima Celtic League - che sicuramente non si chiamerà più Magners.
Gli stranieri - intesi come non eleggibili in una nazionale Azzurra - restan anche la prossima stagione al massimo cinque a referto. E' meno delle avversarie (si capisce che secondo la Fir possiamo permettercelo); inoltre, stavolta si sono inventati on top dei fantasiosi paletti per "macro-ruolo": a referto (quindi nei 23) ci deve essere al massimo un pilone straniero, un solo seconda linea, un terza, un mediano-estremo e un centro-ala.
Non solo, le dichiarazioni di Zatta lasciano intendere che la decisione è calata senza alcuna discussione preliminare o condivisione coi club: "Queste norme rimettono in discussione molti contratti già siglati con i giocatori per la prossima stagione", scandisce il presidente, "Noi ci siamo impegnati un anno fa, non sapendo di queste novità".
Il problema ha già fatto una vittima illustre, non in casa Benetton: Gareth Krause, ottimo flanker degli Aironi, ha deciso di appendere anzitempo le scarpette al chiodo (evidentemente c'era stata qualche fuga di informazioni nei dintorni di Parma ...) e togliere dall'imbarazzo la società nel dar spazio a Nick Williams. Se prendiamo la mediana "estesa" secondo la (anacronistica) definizione Fir, in casa Benetton Botes a giugno sarà eleggibile e quindi non conta, ma non si potranno schierare assieme Brendan Williams e Willem De Waal: cervellotico. E Joe Maddock, ammesso resti? Se resta all'ala, mai con Vilk ... In prima linea poi stendiamo un pietoso velo: tra oriundi ed equiparati non si capisce mai bene chi è che cosa; Van Zyl è invece unico seconda linea straniero, Vermaak unico in terza. In casa Aironi ad oggi sarebbe problematico il settore trequarti (Demas, Des Fountain, Pizzarro, San Martin) e la mediana estesa (Laharrague-Marshall e/o il nuovo Pacifico in arrivo).
Verrebbe da dire, cara Fir continua così, facciamoci del male: l'effetto è quello di bloccare i mercati delle due, che quindi difficilmente miglioreranno come tasso tecnico. Bella mossa.
La logica che sottende la fatwa è presto detta: forzare le italo celtiche a "sviluppare" il più possibile giocatori eleggibili alle nazionali italianie nei vari ruoli. Accoppiata al limite che c'è pure sul prestito a titolo oneroso di atleti dall'Eccellenza (solo durante le pause internazionali e massimo due), trattasi di ideona assolutamente geniale per lo siluppo del rugby italiano (sarcasmo); cuccù, l'Italia non è la Nuova Zelanda, dove basta dar spazio e qualcuno emerge: qui ci manca la materia prima ...
Nella realtà, diciamocelo chiaro, trattasi di tipico esempio di pensiero debole, miope ed autolesionista nel medio periodo, come tutti i centralismi calati dall'alto; è un trappolone così nazional-popolare. Poco male se siamo in pochi a dirlo: suonar campane da soli contro le tante trombe altrui sollecite al soccorso del più forte, è posizione che non ci spaventa.
Non è certo il caso di far lezioni sui danni del protezionismo qui, basterebbe solo ribadire che non solo non siamo in Nuova Zelanda ma lo stiamo prevenendo con tutte le forze: rugby nelle scuole e soldi agli insegnanti nisba, campionati nettamente separati senza vasi comunicanti, si pensa solo alle tv e si gioca sempre meno ad alto livello etc.etc.
Non serve scendere agli Antipodi per trovare delle best practices da imitare: basterebbe considerare l'esempio irlandese. La Federazione IRFU è forse la più "estrema" nell'approccio centralizzato, nettamente "per franchigie" federo-dirette senza se e senza ma. Orbene, lassù incentivano con tutte le forze le loro squadre a trionfare nei campionati e nelle coppe. Sveliamo un segreto ai "franchigiofili de'noantri": lo considerano prodromico alla crescita della Nazionale. Con otto stranieri per team. Gli è che lassù han scoperto l'acqua calda:  i giovano spendono più tempo in allenamento che in campo, e crescono prima se si allenano con dei campioni.
Pensiero debole è sintonizzarsi con la famosa uscita dondiana "Le italiane sono in Celtic solo per il bene della nazionale, sennò non avrebbe senso", che diventa un inqualificabile "bello quando vincono i club italiani, ma ancor meglio quando vince la nazionale". Perchè, l'una previene l'altra? Ma che discorso è? Sarebbe come dire, gioisco di più se vince il Milan, meno se segna Ibrahimovic.
Parafrasando Dondi, le italiane sono in Celtic per vincere, sennò non avrebbe senso; il bene della Nazionale è una derivata inevitabile, un by-product di un atteggiamento vincente a livello di club. Come Munster (otto stranieri) con l'Irlanda. Senza vittorie e senza esempi di livello a fianco, senza direction, i giovani abbandonati a loro stessi invece che crescere potrebbero involvere.
Il tutto cade poi a fagiolo in una stagione, quella 2001-12, che partirà durante il Mondiale, con ben sei partite del campionato celtico ad esso sovrapposte più poi la solita sovrapposizione col Sei Nazioni; una decina di atleti per team celtico saranno sottratti e bisognerà vedere come torneranno. beninteso, nessuno si lamenta di questo ma in tale scenario, qualsiasi "
buon padre di famiglia" avrebbe allentato i vincoli sugli stranieri per quest anno eccezionale. invece nisba. Una bella ricetta per il disastro, proprio nell'anno della conferma che è sempre più delicato di quello dell'esordio (la prima xe dei putei, la prima va ai bambini si dice in Veneto) che si ripercuoterà presto sulla Nazionale.
Perciò, diffidando come sempre da quelli che, assisi al Centro, ci parlano del "bene comune", noi affermiamo i nostri 5 punti, tanti quanti gli stranieri concessi (sennò sarebbero di più):
UNO: un Stato concede una licenza, ad esempio per la telefonia o per una miniera, vincolandosi temporalmente per consentire investimenti e pianificazione e la può revocare solo in caso di gravi inadempienze. Anche nella Celtic la partecipazione in delle franchigie è fondata su contratti pluriennali  (nel caso italiano, tre anni), difatti prima c'è stato un accurato  processo di selezione. In tale scenario, non siamo in presenza di una "graziosa consessione del sovreno"revocabile a piacere: la Fir dovrebbe abbandonare le sue velleità dirigistiche fuori luogo e farsi finalmente parte in causa collaborativa, non vanamente impositiva.
DUE: Si vede col Munster, col Leinster o le francesi: solo giocatori inseriti all'interno di un movimento di club/franchigie sano e soprattutto vincente, quindi con campioni nazionale e stranieri, fa crescere la nazionale; il viceversa, club/campionati scarsi e crescita top-down del movimento da 'a capa nazionale, è nei sogni di molto provinciali ma non funziona, esperienza fallimentare di questi ultimi dieci anni.
TRE: è opportuno prevedere certe restrizioni sull'impiego degli stranieri: nessuno vuole l'Inter del rugby. Senza però arrivare all'illogicità, all'autolesionismo e alla impar condicio con gli avversari di campionato. Il nostro movimento non ha ricambi per l'alto livello, ma è assurdo pensare di svilupparli artificiosamente. Proprio perchè sono pochi, occorrerebbe stimolare le adesioni con quslche campione di grosso richiamo. Ed esporre i giovani a esperienze le più continuative possibile a fianco di protagonisti, in grado di insegnare qualcosa, senza traumatizzare i giovani caricandoli di responsabilità che non sono in grado di sostenere da soli, svilendone l'entusiamo a suon di schiaffoni, disamoramenti e scetticismo (ogni riferimento a personaggi realmente esistenti NON è casuale). 

QUATTRO:  quando si avanzano costantemente richieste di apertura  e collaborazione da parte Fedderale ma poi s'impongono dall'alto decisioni cervellotiche senza uno straccio di pianificazione, è chiaro che la risposta sia la "defenestrazione di Viadana" dei tecnici federali.
CINQUE: A Treviso invece stan bene così, grazie. Non da adesso peraltro. Quando la Fir sarà in grado di  metterne di più di Benetton, allora potrà pretendere di comandare in casa d'altri. Noi che siamo abituati a guardar la bottom line,  per intanto contiamo il numero di nazionali che arrivano da questa o da quella. 

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