Magazine Diario personale

“Cioè, una paura bella”

Creato il 20 marzo 2016 da Povna @povna

In realtà poi le gite non erano una, ma due, e la ‘povna lo sapeva dall’inizio. Così come sapeva che il volo transoceanico (ritorno domenica notte) sarebbe stato seguito da due giorni a scuola dalle 8 alle 20.30, e poi dalla partenza, immediata, senza soluzione di continuità, con le Giovani Marmotte e Saimon alla volta di Matera.
Se dunque il viaggio USA era stato per lei una opportunità casuale, inaspettata, nella quale inserirsi da ultima arrivata, senza voce nell’organizzazione complessiva di tutto, la Lucania, viceversa, era la sua gita, sotto ogni aspetto. Sua e di Saimon, completamente. Nata da un’idea cresciuta questa estate lì tra i Sassi, coltivata con pazienza, prima tra loro due, passo per passo, e poi a scuola, fuori e dentro il consiglio di classe, difesa da Esagono a novembre, quando i Marmotti provarono a dire che loro, beh, forse, la settimana bianca (e lì il suo amato vicepreside si alzò, e con la sua voce pacata, eppure ferma, ricordò alla ‘povna e a tutti perché lei lo stima così incondizionatamente), sottoscritta da dei genitori collaborativi e di buon senso, che sottolinearono coi loro figli come l’alternativa non fosse tra la Lucania e la neve, ma tra Matera e la scuola tra i banchi, quando mercoledì mattina una ‘povna (stanchissima, e che vive oggi il suo primo giorno di vacanza in due settimane, semplicemente, e non lo dice per scherzo – là dove per vacanza intendasi che sta ‘solo’ a casa a preparare lezioni e correggere compiti), Saimon e quasi tutte le unanimi Marmotte si sono trovati sul loro micro-autobus, la ‘povna sapeva che si stava giocando una delle pochissime cose che, in questo anno scolastico (bello, sì, ma) tanto tanto folle, lei, pianificatrice compulsiva, aveva davvero progettato.
Ed è stato semplicemente, tutto e solo tanto bello. Sotto la guida di lei e di Saimon, i Marmotti si sono accinti al viaggio con il buon umore consapevole che li contraddistingue. E insieme hanno sgranato gli occhi di fronte alla meraviglia inaspettata dei Sassi, insieme hanno sopportato tanta pioggia stoicamente, asciugandosi come potevano e non dicendo mai mezza parola di lamento; insieme hanno accettato le regole che, di volta in volta, si sono dati per un vivere di gruppo che fosse adatto e degno, e insieme, senza colpo ferire, e trovandolo solo tanto ovvio, le hanno una per una rispettate. Rotolando per Matera, e poi Aliano, e poi Guardia Perticara, e poi l’impianto di calcestruzzo dove li hanno portati a parlare di trivelle, con tutto il loro cicalante buon umore (che sa esser tanto), mangiando il possibile, e pure l’impossibile (mettendo in crisi un intero paese dai tempi del confino di Levi, che non si aspettava che arrivassero così tante mandibole in più, e tutte così ampie), sempre con il sorriso sulla bocca (chiusa, perché la loro educazione è tanta, e loro dicono grazie, prego, per parlare alzano la mano pure in autobus, e si alzano uno per uno a buttare le cartacce). Si sono bagnati, e poi cambiati calzini, ripetutamente, sospirando alla sfortuna ma determinati a non rovinarsi il viaggio, hanno sorriso al sole, quando è arrivato, l’ultimo giorno, come a un regalo inaspettato, e si sono precipitati a fare foto sul belvedere della Murgia, da dove si sono affacciati sull’orlo del burrone. “Laggiù ci è venuta paura, cioè, una paura bella”, avrebbero commentato sopra l’autobus. E hanno riso, scherzato, cantato una vasta gamma di canzoni che passa dai Guns ‘n Roses fino a Tiziano Ferro; hanno parlato di unioni civili, con la aggraziata ovvietà su questi temi che li caratterizza dal loro primo anno: “”Devono esistere i matrimoni gay perché davanti alla legge dobbiamo essere tutti uguali, è tutto così semplice”, mentre Saimon, che li ha conosciuti meglio, in tutta la loro stranezza di esploratori, in questo viaggio, si innamorava sempre di più di questa classe strana.
La ‘povna, dal canto suo, è stata bene, molto. Quel bene particolare che si prova quando si vive una esperienza secondo bellezza e giustizia, di compunzione cosmica. Con in più la peculiare soddisfazione, provata solo un’altra volta (allora furono Venezia e i Merry Men, con l’Ingegnera Tosta), di andare in gita con un collega-amico, e basta, con cui ci si intende a meraviglia, costruendo un equilibrio perfetto, del tutto endogeno (tanto che a loro si è aggregato, solare, anche l’autista).
E non importa se mette piede in casa all’una di notte, stanca, zozza, incimurrita un’altra volta. La ‘povna sente di tornare, una volta di più, dalla Lucania, solo rigenerata.


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