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Cipolline in agrodolce

Da Paneemarmellata
~ Let it be- The Beatles ~
Ecco una ricetta semplicissima per un antipasto o un contorno sfizioso. La ricetta mi era già capitata tra le mani parecchie volte, ma non l'avevo ancora provata. Fino a questa settimana, quando avendo delle cipolline avanzate dalla preparazione del pranzo di Pasqua, mi sono decisa a farle in agrodolce. Buonissime, con quella glassina all'aceto che piace tanto!!!! Da provare!!!
Cipolline in agrodolce
Cipolline in agrodolce
Ingredienti:
  • Una trentina di cipolline
  • 2 cucchiai di zucchero di canna integrale
  • Una tazza di aceto balsamico
  • 3-4 foglie di alloro
  • Sale q.b.
  • Olio evo q.b.
In una padella rosolare le cipolline mondate con un filo d’olio evo. Aggiungere poi lo zucchero e fare caramellare qualche minuto. Dopodichè aggiungere l'aceto balsamico, l'alloro e il sale, fare sfumare, aggungere poi un mestolo d'acqua calda, abbassare un po' la fiamma e portare a cottura (ci andrà una mezz'oretta). Lo sapevate che aceto balsamico... ... è un termine comunemente utilizzato per indicare in modo generico alcuni condimenti ed aceti agrodolci prodotti nelle province di Modena e Reggio Emilia? Storicamente all'interno di quelli che oggi sono definiti gli "antichi domini estensi" si interveniva sugli aceti prodotti nelle case per renderli più gradevoli, mediante aromatizzazioni con droghe, liquirizie, rosmarino, rose, vaniglia, oppure producendoli con differenti materie prime (trebbiano, moscato...) o procedure, creando nei secoli una diffusa fama per gli "aceti alla modenese". Nei registri delle cantine del Palazzo Ducale di Modena, situate a Rubiera, compare per la prima volta nel 1747 l’aggettivo "balsamico", per distinguere una particolare tipologia rispetto alle altre presenti nel ricco insieme del palazzo. Nel 1830 tale definizione venne ulteriormente arricchita, per cui gli aceti presenti a Corte vennero suddivisi in "balsamici", "semibalsamici", "fini" e "comuni". Nel secondo dopoguerra il boom economico e l'espansione dei consumi portarono alcuni produttori (i più importanti dei quali furono forse Telesforo Fini e la famiglia Monari-Federzoni) a commercializzare col nome "Aceto Balsamico" un prodotto differente da quello tradizionalmente preparato nelle soffitte private, fondando il nome sull'usanza storicamente presente di procedere a tagli con aceto di vino per il normale consumo quotidiano. L'aceto balsamico divenne quindi un prodotto comune sulle tavole di tutta italia, iniziando a farsi largo anche in molti paesi stranieri. Nel 1976 vista l'ormai sostanziale identificazione del termine "balsamico" con l'aceto di tipo "industriale", venne adottata la definizione di Aceto balsamico "naturale", per indicare e distinguere quello prodotto secondo la definizione della "Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale" di Spilamberto. Qualche anno dopo, per esigenze di carattere legislativo il termine "naturale" venne sostituito con "tradizionale". fonte: Wikipedia

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